Emmanuel Macron, tutte le schifezze dei suoi ministri: c'è chi faceva pure propaganda pornografica
L' attuale ministro dell' Interno francese, Christophe Castaner, si è fatto conoscere più per le sue gaffe che per le sue riforme, per essere stato protagonista, in soli nove mesi di mandato, di una valanga di scivoloni e situazioni imbarazzanti che hanno scocciato, e non poco, il presidente della Repubblica, Emmanuel Macron. Come quel sabato sera di marzo, beccato in una discoteca chic della capitale, a inanellare shottini di vodka e a limonare con una trentenne, nonostante i gilet gialli avessero appena messo a ferro e fuoco Parigi. O come quella volta che, da portavoce del governo, disse che Rihanna si era presentata all' Eliseo per parlare di cause umanitarie assieme alla première dame con un abito «troppo largo», lasciando intendere che avrebbe voluto vederla con gli stessi abiti succinti con cui fa impazzire i suoi fan, soprattutto maschili, durante i concerti. LE IMPRESE DI AVIGNONE Nella lista di gaffe e di episodi non certo degni di un ministro della République, però, ce n' è uno che i giornali hanno puntualmente omesso fino ad oggi, e che il governo cerca di far dimenticare, per non aggravare la situazione già assai complicata in cui versa Castaner: il fumetto pornografico che, quando aveva 29 anni e lavorava per il comune di Avignone in quota socialista, distribuì nella cassetta delle lettere degli abitanti della città dei Papi, con l' obiettivo di far perdere la gollista Marie-Josée Rieg a favore del candidato Ps Guy Ravier. A riesumare l' episodio che l' inquilino di Place Beauvau, sede del ministero dell' Interno, ha sempre cercato di nascondere, è stato il settimanale Marianne, che nel suo ultimo numero ha dedicato un ritratto al vetriolo al ministro più fragile della squadra di Macron. Tutto ha inizio il 9 giugno del 1995, in piena campagna elettorale per la conquista del comune. Gli avignonesi, al risveglio, si accorgono che all' interno della loro cassetta postale c' è un volantino intitolato La dinde enchaînée, ossia la tacchina incatenata (in francese, dinde significa anche "donna stupida"), e Erections municipales, che non ha bisogno di traduzioni. Sulla copertina del volantino, sotto forma di fumetto, appaiono la candidata del Rpr Marie-Josée Roig disegnata come una tacchina e il senatore Alain Dufaut con i tratti di un avvoltoio, mentre si accoppiano in maniera focosa. Poi, all' interno, viene raccontata la storia di questo "accoppiamento", con il senatore "Duf-Duf" che conosce Marie-Josée, "la tacchina incatenata", grazie al rappresentante locale del Front national, pelato e con una fascia nera attorno al braccio. Ma servì forse a qualcosa l' operazione del 29enne Castaner, che distribuì i 35mila volantini hot nella notte dell' 8 giugno? Certo che no. Marie-Josée Roig venne eletta in maniera trionfale, e Castaner, in più, fu condannato a pagare 51mila euro per diffamazione e ingiuria ai danni di un pubblico ufficiale. «Non è una brochure satirica: è un vero e proprio volantino pornografico», scrissero i giudici nella loro sentenza del 1996. IL PASSATO RITORNA Ma Castaner, in questi primi due anni di presidenza Macron, ha avuto al suo fianco altri colleghi imbarazzanti quasi quanto lui. A partire dall' ex ministra per gli Affari europei, Nathalie Loiseau, ora parcheggiata a Bruxelles come eurodeputata. Nota ai più per la figuraccia in diretta televisiva davanti a Marine Le Pen, nel dibattito su France 2 prima delle elezioni europee, la Loiseau passa il suo tempo a ergersi a paladina del progressismo, della sinistra e del senzafrontierismo, eppure, nel passato, aveva simpatie anche più a destra del Rassemblement national. È stato il giornale d' inchiesta Mediapart a scavare nel suo curriculum e a scoprire che nel 1984, a 20 anni, quando era una studentessa di Sciences Po, si era candidata nella lista dell' Ued (Union des étudiants de droite), l' ultradestra identitaria e fascisteggiante. Quando è uscita la notizia, la Loiseau prima ha parlato di "fake news", poi, incalzata dalle rivelazioni, è stata costretta ad ammettere: minimizzandolo, tuttavia, come «errore di gioventù». Di «errore» aveva parlato anche François de Rugy, ex ministro dell' Ambiente, costretto a dimettersi tre settimane fa per le cene suntuose a spese dei contribuenti che, quando era presidente, organizzava all' Assemblea nazionale lontano dalle telecamere e in compagnia degli amici salottieri del Tout-Paris: una vita di lussi e opulenze, lontano dagli appelli alla morigeratezza che lanciava ai concittadini. Quasi quanto il suo predecessore all' Ambiente, Nicolas Hulot, il profeta cool degli ecologisti, con le ville in Corsica e in Bretagna, una barca a motore Vaillant e sei macchine nel garage. di Mauro Zanon