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Camille Schrier, la Miss America spazza via i pregiudizi di maschilisti e femministe: è una biochimica

Davide Locano
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La nuova Miss America si chiama Camille Schrier, ha 24 anni, ed è una scienziata. In un mondo normale questa non dovrebbe essere una notizia, ma gli stereotipi sono più resistenti delle incrostazioni calcaree che il tempo, invece di diluire, trasforma in fossili. E così adesso tutti si stupiscono perché da un concorso di bellezza è emersa una donna bellissima che è laureata in biochimica e sta studiando per un dottorato di farmacia. Camille ha sbaragliato le cinquanta avversarie dimostrando con un esperimento scientifico la decomposizione catalitica del perossido di ossigeno. Leggi anche: "Basta Miss in bikini": il sondaggio, secondo voi...? La giuria, di solito attenta a considerare l' armonia delle proporzioni di seno, vita e fianchi, lo splendore del sorriso e la tonicità del lato B, è stata sedotta da Camille in camice bianco e occhialoni da laboratorio che si muoveva con eleganza e sicurezza tra ampolle e provette. L' Università della Virginia in cui la nuova reginetta sta studiando ha twittato: «Congratulazioni! MissAmerica può essere una scienziata perché una scienziata ora è #MissAmerica2020!!». I professoroni dell' Ateneo, giustamente, esultano orgogliosi perché una loro studentessa è diventata reginetta di bellezza ma perfino loro dimenticano di dire che lo stesso concorso, fino all' anno scorso, non cercava altro che delle bellone da far sfilare in costume da bagno e da ammirare per le loro fattezze. NUOVI PARAMETRI Miss America dal 2018 ha cercato di rinnovarsi cambiando i criteri di valutazione per le concorrenti: dopo lo scandalo denunciato dall' Huffington Post che ha pubblicato le mail in cui gli organizzatori del concorso facevano battutacce sul peso delle concorrenti, ha eliminato la prova in bikini e quella basata solo sull' aspetto fisico. Ha tolto i maschi dalla giuria e ha cercato pure di togliersi di dosso la polvere di un concorso maschilista che giudica le ragazze che sfilano come quadri esposti in un museo. Quando l' onda femminista non era ancora tracimata nel metoo, chi partecipava ad un concorso di bellezza non si aspettava certo di essere giudicata per il proprio quoziente intellettivo. E d' altro canto, solo chi aveva velleità artistiche, chi sognava di sfondare nel cinema o di diventare una star della tv, si presentava alle selezioni. Alle nostre miss si chiedeva solo di sorridere, camminare disinvolte sui tacchi a spillo e mostrare le curve. A nessuno sarebbe venuto in mente di sottoporle alla prova di tradurre Tacito o di dimostrare il teorema di Fermat. Fino a qualche tempo fa i concorsi di bellezza non cercavano altro che belle donne. Camille Schirer, aveva confessato alla Bbc che con la sua partecipazione intendeva principalmente rompere gli schemi «predefiniti». Obiettivo centrato. Però chissà in passato quante signorine, bellissime e intelligenti come lei, hanno sfilato zitte e mute davanti alle giurie di tutti i concorsi del mondo senza avere la possibilità di mostrare altri talenti oltre a quelli esteriori. Camille, in una sola serata, ha dato una picconata al doppio pregiudizio che vuole le donne belle mediamente troppo concentrate sul proprio aspetto fisico per dedicarsi agli studi e ancor meno a quelli scientifici considerati appannaggio dei maschi. Un pregiudizio diffuso perfino tra gli stessi studiosi, basti ricordare la gaffe del fisico del Cern Alessandro Stumia quando disse che il cervello delle donne è più adatto ad altre discipline. I luoghi comuni L' equazione curve fisiche avvenenti uguale ad elettroencefalogramma piatto si sviluppa tuttora nelle menti bacate di molti maschilisti che evidentemente, se non riescono ad oltrepassare il confine di una scollatura, hanno la vista più acuta dell' intelligenza. Ma ancora più ottuse sono quelle donne che, per gelosia o per invidia, davanti all' avvenenza fisica di un' altra entrano in competizione, saltano su una cattedra come maestrine, e puntano il dito sulle sue carenze intellettive. Al di là dell' iprocrisia dei concorsi di bellezza che, per accontentare femministe e perbenisti, fingono di cercare dei cervelloni ma poi se non sei alta, magra e formosa non ti ammettono alle selezioni, a noi Camille piace un sacco. Per tanti motivi. Primo: è consapevole della sua straordinaria bellezza e non se ne vergogna, anzi dà uno schiaffo sia ai maschilisti sia alle femministe esibendola come un capolavoro. Secondo: non è snob. Ambisce a fare la scienziata ma non disdegna una gara che - nonostante sia stata infiocchettata ben bene e dichiari di non dar troppo peso a seno e sedere - se non sei strafiga non ti fa neppure iscrivere. Terzo: ha dimostrato, semmai ce ne fosse ancora bisogno, che l' intelligenza non è un accessorio come un foulard di seta o un orecchino di perle. E poi perché alla fine, quando la giuria l' ha eletta Miss America è esplosa in un pianto liberatorio di gioia, proprio come tutte le miss. di Lucia Esposito

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