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Coronavirus, la follia in Cina: riaprono i mercati delle schifezze. Rischio epidemia di ritorno?

Maurizio Stefanini
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Dopo aver contagiato mezzo mondo, la Cina proprio non vuole saperne di imparare?
Mentre nel resto del mondo la pandemia si diffonde, in Cina l' allarme sta ormai passando, e si torna alla normalità.
Ma in questa normalità ci sarebbero anche quei mercatini di animali selvatici vivi dove le bestie vengono macellate sul momento, e qualche schizzo di sangue può essere il modo più rapido per far saltare un virus dall' animale all' uomo. Perché che il Coronavirus sia stato fabbricato in laboratorio ormai la maggior parte degli scienziati lo esclude, ma a quel punto che il contagio abbia seguito il percorso descritto e previsto da David Quammen nel suo ormai best-seller "Spillover" sembra pressoché sicuro. Il dubbio che resta è essenzialmente se questo contagio sia passato per il pipistrello o per il pangolino. 

 


Ma, appunto, in una corrispondenza del Daily Mail sia un reporter da Guilin che uno da Dongguan testimoniano che sarebbero stati riaperti i mercati dove si vendono cani, gatti, serpenti, pipistrelli e scorpioni, e che la Polizia interviene sono per impedire che si scattino foto. La notizia è rimbalzata su vari media, e il Sun ci ha aggiunto una foto che però era del 2014. Visto appunto il citato impegno della Polizia cinese per impedire che la cosa trapeli, anche i siti anti-bufale ammettono che al momento la notizia non può essere verificata, ma neanche smentita.
E che il governo di Pechino non la racconti del tutto giusta lo dimostra anche l' altra querelle sul numero esatto delle vittime. Ufficialmente, i casi si sarebbero fermati a poco più di 81.000 e le vittime a poco più di 3000, in modo che nella prima classifica la Cina è ormai superata da Stati Uniti, Italia e Spagna; nella seconda da Italia e Spagna, ma è imminente il sorpasso di Francia e Stati Uniti. The Epoch Times ha però parlato di ben 21 milioni di utenze telefoniche sparite in tre mesi: testata legata alla Falun Gong, d' accordo, che del regime di Pechino è nemica.

 


Asia News a sua volta documenta però di file interminabili di familiari per ricevere le ceneri dei congiunti cremato, e che «nella sola Wuhan saranno distribuite circa 45.000 urne». Durante l' epidemia i morti sono stati cremati subito, senza cerimonie e senza precisare le cause della morte. E se è possibile che molti cremati siano deceduti per altre cause, sembra indubitabile che il numero delle vittime sia stato pesantemente sottostimato. D' altra parte, anche il fatto che per lo meno tre giornalisti che stavano facendo domande sul numero delle vittime siano scomparse dopo essere stati arrestati è eloquente.
Pure eloquente è la notizia sugli scontri che si sono avuti tra la polizia e migliaia di abitanti della contea di Huangmei, nell' Hubei, dopo che nella vicina città di Jiujiang, nello Jiangxi, era stato vietato l' ingresso e veicoli con la targa dell' Hubei.

Mascherine e soldi - Ma di tutto ciò, alle élites al potere nella Repubblica Popolare importa solo l' occasione per fare soldi. Proprio mentre la gente moriva, nei primi due mesi del 2020 la Cina ha infatti registrato ben 8950 nuovi produttori di mascherine, che ne stanno producendo al ritmo di 116 milioni al giorno. Come ha spiegato in una intervista Shi Xinghui, direttore di vendite di una impresa con sede a Dongguan: "una macchina per fabbricare mascherine ormai è come una macchina per stampare soldi". Scherzi cinesi.

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