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Coronavirus, italiani "untori"? Braccialetto elettronico: la trovata di Hong Kong per evitare il contagio

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Se l'Italia attua misure leggere per fermare il coronavirus, lo stesso non si può dire degli altri paesi. La denuncia arriva da un manager italiano tornato ad Hong Kong dopo un viaggio in Europa. "Mi hanno visitato all'arrivo in aeroporto e messo il braccialetto elettronico: ho trascorso così la mia quarantena" ha confessato all'Adnkronos. Trattato dunque come un malvivente in libertà vigilata, il manager ha raccontato l'accoglienza ricevuta: "Con il braccialetto potevo essere identificato e tracciato negli spostamenti. Di lì, su un taxi 'speciale', ovvero allestito all'occorrenza, sono stato portato nella mia abitazione" ha spiegato ancora.

 

 

Eppure quella raccontata non è altro che la prassi: "In Oriente è spiccatissima l'attenzione individuale nei confronti del gruppo; questo tipo di misure sono sentite come forma di rispetto nei confronti della collettività, il cui bene viene generalmente anteposto a valori individuali, quale appunto quello della privacy, che invece da noi sono sentiti come primari". Insomma, il manager si è sentito tutelato dalle autorità, anche e soprattutto con il braccialetto.

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