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Coronavirus, Emmanuel Macron accusa la Cina: "Troppe cose che ancora non sappiamo"

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Non c'è soltanto Donald Trump a puntare il dito in modo piuttosto esplicito contro la Cina per la pandemia e il coronavirus. Il sospetto fiorisce sempre più drammaticamente rigoglioso. Troppe cose non tornano, a partire da quel laboratorio di biologia a Wuhan al centro di numerose, e autorevoli, inchieste, dalla Cnn al Washington Post. E ancora, nelle ultime ore si è scoperto dell'esistenza di cablogrammi del 2018 in cui emissari Usa in Cina avvertivano gli Stati Uniti della pericolosità di quel laboratorio, da cui potrebbe essere sfuggito il virus che sta mettendo in ginocchio il mondo. Una tesi che viene rigettata dal principio dalla comunità scientifica e che però, con il passare del tempo, continua a prendere piede. Anche perché parte di quella stessa autorità scientifica, l'ipotesi dell'errore in laboratorio, non la vuole né può escludere con certezza.

 

Ed è in questo contesto che vanno inquadrate le parole di Emmanuel Macron, che proprio come Trump esce allo scoperto, e afferma: "In Cina sono successe cose che non sappiamo. Sulla pandemia - ha insistito - non sappiamo ancora tutta la verità". Parole pesanti, che assumono ancor più peso specifico se si tiene in considerazione il ruolo di Macron, premier francese. Parole allusive che però nel gergo delle diplomazie assomigliano in tutto e per tutto ad un'accusa. Poi, certo, anche il galletto ha i suoi problemi in patria, dove è scoppiata una polemica in tutto e per tutto simile a quella italiana sui morti nelle case di riposo, anche in Francia infatti le cifre sono altissime. E insomma, quello di Macron potrebbe essere un tentativo per sviare l'attenzione. O, più semplicemente, potrebbe essere una nuova e autorevole accusa contro quella Cina guardata con sospetto sempre maggiore.

 

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