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Coronavirus, la tesi del sedicente specialista di medicina islamica : "Urina di cammello appena prodotta come soluzione"

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Mario Dergani
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Tre bicchieri al giorno di urina di cammello, per tre giorni di seguito, levano il medico di torno. Rimbalza sulla tv saudita Al Arabyya il video del sedicente specialista di medicina islamica Mehdi Sabili, che dal suo profilo Instagram (poi rimosso) propone l' arcaico rimedio. Lo mette anche in pratica bevendo un liquido giallastro da un boccale e commentando: «Nonostante il gusto, è fantastica». Purché sia appena prodotta e ancora calda, raccomanda mentre accanto a lui si agita un esemplare di quadrupede gibboso. Su un sito italiano che pretende di smascherare le bufale - o le fake news come usa dire attualmente - ritengono di avere la prova di una manovra anti-iraniana. È vero che a consigliare la terapia è un musulmano sciita, che in lingua persiana cita l' autorevolezza dell' imam Sadegh, sesto successore di Maometto, nel prescrivere la cura. Ma siccome, si sostiene, il filmato «viene diffuso da profili social legati a Israele», sorge il sospetto di un' opera di «disinformazione per denigrare il governo iraniano». Insomma, facendo ricorso allo stantio concetto di complotto sionista si arriverebbe a svelare una cospirazione contro il regime di Teheran.

 

 


Va chiarito, intanto, che l' Organizzazione Mondiale della Sanità da anni, cioè almeno dal 2015, epoca della diffusione dell' epidemia di Mers-Cov, cerca di impedire la pratica e il contatto con gli animali, suggerendo che semmai dromedari e cammelli possono fungere da veicoli del morbo anziché proteggere dalla sua trasmissione. Eppure la tentazione di far ricorso alle deiezioni animali, in alcuni Paesi mediorientali, anche di fede islamica sunnita, sembra innegabile secondo le cronache. Tanto che i più raffinati ricercatori sauditi dell' università King Abdulaziz di Gedda avevano annunciato - secondo Vice.com - di aver estratto proprio dal liquido renale dei cammelli una sostanza, il PMF701, ritenuta in grado di combattere il tumore, e un' altra rivelatasi efficace contro l' eczema e la psoriasi. Nello Yemen, riporta ancora Al Arabyya, andrebbe a ruba nei saloni di bellezza perché ritenuta in grado di far ricrescere i capelli ai calvi. Anche nella vicina Francia, l' imam di Brest, Rashid Abu Houdey, ne ha fatto uso, aggiungendovi latte di cammello.


Del resto, tornando alle fonti, pare che lo stesso Maometto vantasse le proprietà salutari della pipì della "nave del deserto", oltre che della propria, che alcuni suoi seguaci trangugiavano avidamente. Magari lo avevano frainteso, come è accaduto più recentemente al presidente degli Stati Uniti Donald Trump, al quale è stata attribuita la volontà di inoculare disinfettante nelle vene dei pazienti o di esporli a raggi ultravioletti nel tentativo di preservarli dall' infezione. In realtà si era espresso nel suo solito modo paradossale e provocatorio per sollecitare gli scienziati a mettersi d' accordo una volta per tutte, invece di contraddirsi a vicenda come i tre medici al capezzale di Pinocchio. In mancanza di rimedi sicuri contro il coronavirus, in effetti, a tutte le latitudini iniziano a circolare le ipotesi più strane. Per favorire il distanziamento sociale in vista della notte di Valpurga, nella città di Lund, in Svezia, hanno sparso letame di pollo nei parchi urbani. Lo hanno pensato come deterrente per evitare gli assembramenti, ma anche come incentivo al ripristino dell' equilibrio ambientale. Non come un farmaco.

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