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Coronavirus, smart working in paradiso? Passaporto ad hoc, come lavorare in un posto da sogno

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Tutto ciò che serve è un costume da bagno e un pc, per il resto ci pensa il governo di Barbados, l'isola caraibica territorio Oltre Manica della Gran Bretagna,  interessato ad accogliere lavoratori in  smartworking provenienti da ogni parte del mondo. Un invito da non lasciarsi sfuggire per chi ama la sabbia fine, ma anche gli scogli, l'ombra degli alberi sulla spiaggia, mare sempre caldo, "flying fish" pescato e subito cotto dai pescatori locali. L'idea di Amor Mottley, Primo Ministro dell’isola antilliana, è una soluzione per rilanciare il turismo delle Piccole Antille che ha risentito pesantemente della pandemia da Covid 19.  

In risposta a tale criticità, il Governo ha ideato un programma per favorire l’ingresso di nuovi visitatori sfruttando il lavoro da remoto. Il nome del programma è Barbados Welcome Stamp (timbro di benvenuto) ed introduce uno speciale visto gratuito per un anno (12 mesi) per lavorare da remoto soggiornando sull’isola, con libertà di spostamento. Quanto al pericolo connessione bassa il Primo Ministro assicura l’efficacia della banda larga, grazie alla presenza sull’isola di 2 società di telecomunicazioni.

 


Se invece preferite il fascino dei Paesi Baltici l'Estonia fa per voi. Il governo di Tallin ha messo appunto uno speciale visto per gli smartworkers: la "Digital nomad visa", un permesso per freelance e lavoratori che svolgono l’attività da remoto, con cittadinanza extraeuropea, possono rimanere in Estonia per un anno, oltre ad avere diritto a 90 giorni di spostamenti all’interno dell’area Schengen. Un'idea come quella di Barbados per rilanciare il turismo che prevede di attirare  almeno 2mila persone.

“Uno dei nostri scopi è promuovere l’immagine dell’Estonia nel mondo”, ha spiegato a Politico Ruth Annus, responsabile del dipartimento del ministero dell’Interno che ha sviluppato il progetto. “I nomadi digitali useranno inoltre servizi tassati in Estonia, e porteranno maggiore diversità e ricchezza nella nostra comunità”. Ovviamente ci sono delle regole cui attenersi: dimostrare di aver un giro di affari di almeno 3.504 euro al mese e fornire documenti, come la lista dei clienti, che comprovino il loro status professionale.


L'Italia, dove le aziende puntano solo a licenziare e faticano a capire i vantaggi per entrambe le parti, siamo ancora molto indietro in termini di smartworking. E quindi l'idea di rimpolpare il turismo con lavoratori da remoto sembra lontanissima.

 Secondo un recente studio condotto Eurofound e dall’Organizzazione Mondiale del Lavoro ("Working anytime, anywhere: The effects on the world of work"), che  mette a confronto tra loro i Paesi dell’Unione Europea con altri in cui lo smart working è già molto diffuso (es. Stati Uniti, Giappone), i risultati che ne escono per l'Italia non sono molto lusinghieri, anzi pessimi: il Belpaese è ultimo, preceduto da Grecia, Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia ed Ungheria. In Italia solo il 7% dei lavoratori ha accesso allo smartworking, di cui il 5% smartworkers occasionali e meno dell’1% telelavoratori.

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