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Algeria, linciato e trucidato a mani nude dalla folla. Scambiato per piromane, l'agghiacciante fine di Djamel

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Una fine orribile e sconcertante. Lo scorso 11 agosto il volontario Djamel Bensmail, 36 anni, è stato scambiato per un piromane e linciato dalla folla inferocita a Larbaa Nath Irathen, in Algeria, nella regione della Cabilia devastata da settimane da roghi dolosi e incendi devastanti. Una scena terrificante, testimoniata dai telefonini dei presenti, che riprendevano l'aggressione mortale di cui ora 61 persone dovranno rispondere alla giustizia.

 

 

 

 



L'uomo, completamente innocente, urlava la sua estraneità ai fatti ma nessuno né gli ha creduto, né lo ha ascoltato né lo ha difeso. Djamel era stato fermato da degli agenti che lo stavano portando in commissariato per gli accertamenti. La folla ha però accerchiato il furgone, lo ha aperto e lo ha trucidato a coltellate e a mani nude. Come nei peggiori processi sommari in tempo di guerra, il corpo del presunto colpevole è stato poi trascinato nella piazza centrale della cittadina,, scrive il Corriere della Sera, bruciato e decapitato. Prima di venire massacrato, il ragazzo ha avuto la forza di gridare: "State sbagliando. Ve ne pentirete". 

 

 

 

 

 

E ora c'è il sospetto che la polizia avesse fermato l'uomo anche per motivi politici, visto il suo coinvolgimento attivo nel movimento di protesta Hirak che ha contribuito a far cadere il presidente Abdelaziz Bouteflika nel febbraio 2019. "Sono venuto qui ieri notte - aveva spiegato Bensmail riguardo alla sua presenza in città -, non ho dormito, per aiutare i miei fratelli Cabili che mi hanno dato una lezione di solidarietà e generosità In questa regione non c'è elettricità, né acqua, né gas, né pane". Un gesto di altruismo che gli è costato la vita.

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