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Afghanistan, generale Portolano: "Resa incondizionata". Perché abbiamo perso di nuovo Kabul: talebani e Biden, brutale verità

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Luciano Portolano, generale di Corpo d’Armata, è orgoglioso dell’operato dei suoi soldati in Afghanistan. Anche se l’epilogo non è stato dei migliori (per usare un eufemismo), ciò non cancella quanto di buono fatto dai militari italiani in vent’anni di permanenza sul territorio. In particolare resterà l’orgoglio per avere mostrato alle donne che “esiste un mondo migliore rispetto a quello che conoscevano. Siamo stati noi - ha dichiarato il generale Portolano al Corriere della Sera - ad appoggiare con forza l’apertura di incarichi di responsabilità al mondo femminile”.

 

 

Adesso però sono tornati i talebani: “Con loro non abbiamo mai avuto al con rapporto a livello militare. Abbiamo sempre contrastato le loro cellule. Ora fanno promesse, sembrano più moderati, ma non c’è stato alcun atto concreto. Vedremo”. L’avanzata e la presa di Kabul avvenuta in maniera molto rapida ha sorpreso non poco: “Serviva coesione dai vertici militari e politici afghani che dal mio punto di vista non c’è stata - ha spiegato il generale Portolano - sebbene le forze della Nato abbiano sempre assicurato supporto. Molte unità afghane non hanno invece profuso gli sforzi che ci si aspettava per contrastare l’avanzata talebana”.

 

 

Per questo il generale parla di “sfaldamento delle forze armate” e di “resa incondizionata” che denuncia una “totale mancanza di valori ma che imputo a una mancanza di leadership, e anche a fattori politici, sociali e culturali”. E poi c’è il ruolo dell’Occidente: “Le decisioni prese in ambito internazionale prevedevano un ritiro progressivo, ma la componente americana ha privilegiato una strategia più rapida, senza tener conto della situazione che si stava sviluppando sul campo”.

 

 

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