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Cina pronta alla guerra atomica: "Il nostro primo bersaglio", su chi sono puntate le armi

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Mirko Molteni
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Ancora tempesta per la nuova alleanza Aukus contro la Cina, stipulata fra Stati Uniti, Gran Bretagna e Australia, spingendo quest' ultima a stracciare un contratto con la Francia per la fornitura di sottomarini diesel-elettrici, dato che gli angloamericani ne promettono altri a motore nucleare. Il governo di Parigi ha per protesta richiamato i suoi ambasciatori in America e Australia. L'ambasciatore a Canberra, Jean-Pierre Thebault, ha già lasciato ieri la sua sede, rilanciando le accuse di "tradimento" al Sydney Morning Herald: «Se sono veri i rapporti su tradimento e doppia faccia, la fiducia è rotta». Si riferiva alle indiscrezioni pubblicate poco prima dal New York Times, che confermano come la Francia sia stata «tenuta all'oscuro per mesi». Lo stesso presidente Emmanuel Macron non fu informato in giugno, quando incontrò sia l'omologo Usa Joe Biden, sia il premier australiano Scott Morrison. «Solo poche ore prima dell'annuncio ufficiale», scrive il New York Times, Parigi seppe. I francesi hanno così perso la vendita di 12 sottomarini all'Australia, che avrà invece 8 sottomarini nucleari costruiti ad Adelaide con l'aiuto angloamericano. La Cina teme il patto Aukus e il portavoce del ministero degli Esteri Zhao Lijian vede rischi di "proliferazione nucleare", insinuando che Canberra potrebbe imbarcare, col permesso di Washington e Londra, anche armi nucleari sui sottomarini. Del resto, l'Australia è ricca di miniere d'uranio e ne è terzo produttore, dopo Kazakistan e Canada. Quanto basta perchè il giornale cinese Global Times minacci gli australiani citando «anonimi esperti militari»: «Ciò rende l'Australia bersaglio di attacchi nucleari poiché potenze nucleari come Cina e Russia affronteranno la minaccia di sottomarini atomici australiani che servono interessi americani. Non tratteremo l'Australia come un innocente stato non-nucleare, ma come un alleato degli USA che potrebbe essere armato con testate atomiche».

 

 

 

Il pretesto della pace

Pechino sa che l'alleanza è diretta contro la sua espansione militare nel Pacifico e ha ieri protestato per l'ennesimo passaggio di una nave americana, il cacciatorpediniere Barry armato di missili Tomahawk, nelle acque di Taiwan, per rimarcare l'impegno di Washington a difendere l'isola dai cinesi. Shi Yi, portavoce del Comando Est dell'esercito di Pechino, ha definito «distruttore di pace» il cacciatorpediniere, giocando sul fatto che in inglese cacciatorpediniere si dice destroyer ("distruttore"). La Cina aveva già annunciato una contromossa sul versante economico, avviando la richiesta d'accesso al Cptpp, l'area di scambio commerciale fra 11 nazioni del Pacifico, USA esclusi. Ma l'ingresso di una nazione richiede l'unanimità dei membri e nel Cptpp ci sono alleati dell'America, come Australia, Giappone e Canada. Ieri, il ministro del Commercio australiano, Dan Tehan, ha anticipato il veto di Canberra. Non v' è dubbio comunque che l'Aukus sia dirompente in Europa, riproponendo l'antica frizione Francia-Inghilterra, allargata ad altre nazioni anglosassoni.

 

 

 

Le relazioni pericolose

Francesi e inglesi furono nemici per secoli, fino all'incidente coloniale del 1898 a Fascioda, in Sudan. Poi, il timore di un comune nemico, la Germania, li spinse nel 1904 ad allearsi. Nacque così l'intesa Londra-Parigi che resse in due guerre mondiali contro i tedeschi. Dal 1949 la nascita della Nato e il pericolo dell'Unione Sovietica tennero ancora anglosassoni e francesi dalla stessa parte, ma non senza litigi. Col presidente Charles De Gaulle, dal 1960 al 1966 la Francia protestò per essere stata esclusa dalla condivisione tecnologica fra Washington e Londra dei missili nucleari Skybolt e Polaris. Emarginazione che ricorda un po' quella di oggi. Così De Gaulle annunciò nel 1966 il ritiro della Francia dal comando integrato della Nato, il che spinse l'alleanza a spostare il quartier generale da Parigi a Bruxelles. La Francia tornò nella struttura integrata Nato solo nel 2009, grazie al presidente Nicolas Sarkozy. Intanto, caduta l'Urss e migliorando sempre più, nell'ambito eropea, i rapporti tra Francia e Germania, vennero amancare nemici comuni che avevano tenuto assieme francesi e anglosassoni. L'uscita nel 2020 della Gran Bretagna dall'Ue ha approfondito le divergenze, che toccano anche aspetti minori comela "guerra dei pescherecci" sulla Manica e nel Mare del Nord. Ecco perché ieri il segretario francese agli Affari Europei, Clement Beaune, ha lanciato sui microfoni di France24 questo grido: «L'Europa deve raf Australia, Regno Unito e Stati Uniti hanno annunciato la creazione di una nuova alleanza di sicurezza, che contribuirà a dotare Canberra di sottomarini nucleari e prevede la condivisione di informazioni che prevedono intelligenza artificiale e cyberdifesa. L'obiettivo dei Paesi fondatori è limitare l'espansionismo della Cina Popolare, sempre più aggressiva nei confronti di Taiwan e nell'Oceano Pacifico. forzare le sue capacità di difesa e autonomia strategica. Perché gli americani dovrebbero assicurare la nostra difesa? Noi abbiamo capacità, esperienza e mezzi finanziari per farlo in Europa. L'Inghilterra, lasciando l'Ue è tornata vassalla dell'America». L'esperta americana Oriana Skylar Mastro, docente a Stanford, e ufficiale dell'US Air Force, ribatte: «L'Ue ha capito di contare poco nell'Indo-Pacifico. È stata esclusa dai conti in tavola perché, a parte la Gran Bretagna (appena uscita dall'Ue) e in minor misura la Francia, nessun Paese membro ha una presenza militare significativa in quel quadrante. Oltre alle parole, servono portaerei e sottomarini». 

 

 

 

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