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Marco Travaglio & C, gli anti-Putin che non osano dire "forza Zar": il Fatto come la Pravda, ecco le prove

Gianluca Veneziani
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Ieri su Libero abbiamo pubblicato quattro pagine della Pravda, il quotidiano russo un tempo filo-sovietico e oggi tifoso dell'invasione dell'Ucraina. Il nostro intento era insieme di informare e suscitare sdegno, cioè mostrare come la propaganda putiniana deformi la realtà e adotti metodi comunicativi analoghi a quelli dei tempi più bui dell'Urss. Nel mostrare quanto accade oltre la cortina di ferro dell'informazione volevamo anche prendere le distanze, convincerci di quanto siamo fortunati noi a non essere bombardati da una stampa che glorifica lo Zar... Al risveglio però abbiamo dovuto disilluderci. 

 

 

Sulle pagine di alcuni quotidiani nostrani abituati a fare il controcanto a prescindere, trovavi tesi, frasi e argomentazioni che sembravano riprese pari pari dalla Pravda. Fatto apparentemente singolare visto che i loro direttori, nonostante bastonino continuamente la Nato e l'Occidente, giurano ogni giorno di non essere filo-putiniani. Così come fino a poco fa mettevano la mano sul fuoco sul fatto di non essere No Vax. Eppure gli articoli che affollano i loro giornali lasciano intuire il contrario... L'idea, ad esempio, che l'attacco all'Ucraina serva in realtà a denazificare il Paese veniva rilanciata, con scarso senso della vergogna, dal Fatto quotidiano. Sulla Pravda di due giorni fa si leggeva: «La Federazione Russa sta conducendo un'operazione militare speciale in Ucraina per smilitarizzarla e denazificarla». Sul quotidiano di Marco Travaglio, in un pezzo di Fabio Mini, si poteva leggere che l'attacco è rivolto della Russia contro le «milizie nazi» e che «Putin decide di invadere l'Ucraina per definirne lo status (neutralità) e mettere in sicurezza la fascia di territorio russofono». Quindi, secondo il Fatto, si è trattato non di un'aggressione, ma di un'operazione di sicurezza in funzione anti-nazi... 

 


 

NATO E NAZI - Anche sui presunti legami tra i battaglioni nazisti dell'Ucraina e le potenze occidentali pare non esserci differenza tra la lettura della Pravda e l'interpretazione di alcuni giornali di casa nostra. Il quotidiano ex sovietico scrive: «Insieme ai suoi "amici europei", gli Stati Uniti hanno fatto di tutto per formare in Ucraina un regime nazista». Da noi i finti anti-putiniani fanno lo stesso. Per Il Fatto quotidiano, che cita tale Jacques Baud, analista strategica, la resistenza ucraina è fatta non da coraggiosi patrioti, ma da mercenari filo-nazi venduti all'Occidente. «Le bande paramilitari», scrive il giornale travagliesco riprendendo la frase di Baud, «sono composte principalmente da mercenari stranieri, spesso militanti di estrema destra. Sono armati, finanziati e addestrati anche da Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada e Francia».

 

Ed ecco poi Il Manifesto, secondo cui l'Occidente dal 2015 non farebbe altro che fornire armi ai nazisti ucraini e addestrarli: dalla Nato ai nazi il passo è breve. «La Nato», scriveva ieri Guido Viale, «per esplicita ammissione o vanteria di Biden, da almeno sette anni consegna ingenti armamenti e migliaia di istruttori non solo al governo ucraino, ma anche alle sue numerose milizie. Non solo il battaglione Azov, dichiaratamente nazista, ma molti altri corpi di analogo sentire». È la stessa tesi che campeggiava su La Verità (o la Pravda, per dirla in russo?), dove lunedì scorso il filosofo Alexander Dugin in un'intervista sosteneva che «sono stati i liberali occidentali a rendere possibile il nazismo ucraino, a sostenerlo, ad armarlo e a metterlo contro la Russia» e che «l'operazione militare speciale è diretta non solo contro il nazismo, ma ancor più contro il liberalismo e il globalismo». Parole che combaciano con quelle scritte sulla Pravda, quella russa, dove si leggeva che «l'Ucraina è diventata un ostaggio della lotta geopolitica dei globalisti americani». 
Sulla stessa Verità ancora ieri si accusava la Nato, in nome di una retorica tipicamente putiniana, di eccessiva aggressività. «Non risulta», avvertiva Pietro Dubolino, «che sia mai stata fornita alla pubblica opinione la minima motivazione a sostegno di quanto deciso in alcune stanze del potere, secondo cui era da attribuirsi vitale importanza all'obiettivo di far entrare a far parte della Nato l'Ucraina». Deve essere colpa di quell'andazzo per cui, a detta della Pravda, quella vera, «i membri della Nato hanno mostrato aggressività negli ultimi 70 anni». 


PROPAGANDA - Chi non accetta questa lettura sarebbe servo dell'America e vittima del totalitarismo occidentale. Parlando della campagna mediatica favorevole alla guerra contro Putin, Piero Bevilacqua sul Manifesto la definisce «una fanfara propagandistica totalitaria», testimonianza del «servilismo filo-atlantico». Quale sarebbe la colpa principale di chi non si adegua alla propaganda russa? Sminuire i successi militari putiniani e credere che siano veri i bombardamenti sugli ospedali ucraini. Il Fatto sosteneva ieri, sempre citando Baud, che «i russi hanno acquisito un territorio grande come il Regno Unito, con una velocità di avanzata superiore a quella che la Wehrmacht aveva raggiunto nel 1940» e addirittura che l'attacco all'ospedale di Mariupol era una messinscena: «Sembra che gli ucraini», recitava Il Fatto riprendendo Baud, «abbiano riprodotto l'episodio della maternità di Kuwait City del 1990, che fu inscenato per convincere l'Onu a intervenire in Iraq». Pare appunto di leggere i fogli di regime dello Zar. Però guai a chiamarli filo-putiniani...

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