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Vladmir Putin e le messe nere, il rituale per vincere la guerra: Cremlino, indiscrezioni inquietanti

Maurizio Stefanini
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Streghe, sciamani, cosmisti, neopagani, adoratori, patriarchi e soprattutto misteri attorno a Putin. E misteri attorno al ministro della Difesa, il generale Sergei Shoigu. Che fine ha fatto, e se sia vero il video in cui è riapparso in pubblico dopo che non si vedeva dall'11 marzo, è il mistero più recente. Ma non l'unico, e neanche il più inquietante. Come indicano i suoi tratti asiatici, Shoigu è di Tuva: una repubblica della Federazione Russa, al confine tra Siberia e Mongolia, che fino al 1757 fu sotto alla Cina, e tra il 1921 e il 1944 fu indipendente. La lingua locale è di tipo turco, il 60% della popolazione è buddhista fedele al Dalai Lama, un altro 8% pratica forme di paganesimo sciamanico, e le due cose si mescolano spesso. Di Shoigu si diceva che fosse non solo un buddhista o uno sciamanista, ma addirittura uno sciamano e che la sua carriera fosse stata agevolata dalla capacità di propiziare a Putin forze spirituali positive. Ad esempio, si fantasticava, sacrificando lupi neri.

 

 

STRANE RIVELAZIONI
Nel 2008 lui smentì, spiegando che era stato battezzato nella fede ortodossa a 5 anni dalla mamma, che era di origine una contadina ucraina. Ma le voci sono state ricicciate a inizio del mese, attraverso una intervista al quotidiano Daily Mail di Valery Solovey, politologo ed ex professore all'Istituto di Stato di Mosca per le Relazioni Internazionali. Secondo queste rivelazioni, proprio prevedendo una possibile guerra nucleare il presidente russo avrebbe nascosto la famiglia e le persone a lui più vicine in una piccola città sotterranea super hi-tech sulle montagne dell'Altai, al confine con Mongolia, Cina e Kazakistan. E di Solovey è stato ricordato come aveva tirato fuori la storia dei riti sciamanici, venendo per ciò interrogato dalla polizia. Storie non controllate e non controllabili. Ma è vero, e pubblico, che a Mosca il 12 marzo si è riunito un Consiglio Generale delle Grandi Streghe di Russia, appunto per appoggiare lo sforzo bellico. «Chi sente, ma non sente, chi vede, ma non vede, chi c'è, c'era e ci sarà, non dimenticherà la mia parola: solleva la forza della Russia, dirigi il nostro presidente Putin sulla via della giustizia» è stato la "formula" recitata dalla Strega in capo Aljona Polin, di fronte a un centinaio di donne dedite alle arti magiche, vestite con saio e cappuccio decorato da immagini di uccelli rapaci, in una sala al cui centro c'era uno scialle con sopra un ritratto di Putin e accanto a una candela accesa.

 

 

SAN PAOLO REINCARNATO
Le streghe son tornate, si potrebbe commentare. «Abbiamo bisogno di ogni aiuto», diceva Tony Curtis in Operazione Sottoveste, nel portare anche uno sciamano filippino oltre ai pezzi di ricambio per permettere al sommergibile di tornare in mare. Anche Putin non disdegna di affiancare agli anatemi del patriarca Kirill quelli delle fattucchiere. Dmitry Utkin, il capo di quel Gruppo Wagner cui sono state subappaltate dal Cremlino operazioni militari in mezzo mondo, è un noto cultore del neo-paganesimo slavo, oltre che di militaria e simbologie naziste. A Bolshaya Yelnya, nella regione di Nizhny Novgorod, c'è una comunità di donne guidata dalla guru Svetlana Frolova che, con il nome d'arte di Maria Photina, predica l'adorazione di Putin come divinità. Vestite in tunica e sandali, il capo coperto da un velo nero, grigio e marrone, sono convinte che il presidente sia la reincarnazione di San Paolo e pregano icone che lo ritraggono. E ogni anno il 9 maggio nella commemorazione della vittoria sulla Germania nazista sfila un Reggimento Immortale che si ispira al cosmismo: idea del filosofo russo Nikolaj Fëdorov (1829-1903) secondo cui la scienza avrebbe dovuto resuscitare gli antenati, per poi colonizzare l'Universo al fine di trovare i pianeti dove far abitare la massa di umanità risorta. Putin ha riconosciuto la loro associazione, e dal 2008 ha anche istituito una licenza formale per streghe e stregoni. L'importante è che le forze spirituali siano usate a favore del regime. Nel 2019 Alexander Gabyshev, per sua autodefinizione "sciamano guerriero", si era messo in marcia verso Mosca dalla natia Sakha: altra repubblica della Federazione Russa in Siberia e con etnia locale turca, più nota ai giocatori di Risiko come Jacuzia. «Mi ha detto Dio di cacciare Putin e le parole di Dio non si mettono in discussione: Putin non è un uomo ma un demone, la Bestia», aveva spiegato. Lui lo hanno messo in manicomio.

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