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Volodymyr Zelensk, la rivolta del battaglione Azov: "Non ha mantenuto le promesse". Caos a Mariupol

Mirko Molteni
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Le sacche di resistenza ucraina nella città portuale di Mariupol, ormai al 90% presa dai russi, si stanno esaurendo. Circa 3.500 ucraini si battono nel porto e nella vicina acciaieria Azovstal, ricca di bunker. I due nuclei maggiori sono la 36° brigata anfibia, in pratica i "Marines" ucraini, equipaggiata con autoblindo a 8 ruote BTR-80, e il "battaglione" Azov, d'ispirazione neonazista, che in realtà è un reggimento strutturato su due battaglioni di fanteria e un battaglione corazzato con carri armati T-64. Gli uomini dell'Azov avevano denunciato domenica un presunto attacco chimico russo con un drone, ma non c'è conferma indipendente. Ieri i media ucraini hanno annunciato uno sfondamento con cui i marines della 36° brigata hanno rotto l'accerchiamento dei russi e delle milizie filorusse di Donetsk, congiungendosi con l'Azov: «L'operazione ha permesso a centinaia di marines, inclusi i feriti, di uscire dall'accerchiamento». Significherebbe che gli ucraini hanno unito due sacche in un baluardo un po' più ampio, ma potrebbero mancare solo pochi giorni prima della resa.

 

 


Poco prima, i miliziani Azov avevano catturato due navi straniere nel porto, prendendo in ostaggio gli equipaggi. Intanto, un carro armato russo ha distrutto la sede locale della Caritas, dove ci sono stati sette morti. Comunque alcuni carri ucraini hanno inalberato la "Z" russa per confondere i nemici e cercare di sgusciare via. La 36° brigata dei Marines ucraini ha ammesso via Facebook quanto sia disperata la sua situazione: «Le nostre munizioni stanno finendo. Sarà la morte per alcuni e la prigionia per altri. Stiamo scomparendo e non sappiamo cosa accadrà, ma vi chiediamo di ricordarci con una parola gentile. Per 47 giorni abbiamo combattuto senza rifornimenti di munizioni, senza cibo, senza acqua, facendo il possibile e l'impossibile. Il nemico ci ha circondato e ora cerca di distruggerci».

 

 

I militari ucraini hanno il coraggio di criticare il vertice politico-militare di Kiev per non averli aiutati nonostante le promesse degli alti comandi e dello stesso presidente Volodymir Zelensky: «Ci sono state solo promesse non mantenute e nessuno vuol più comunicare con noi perchè siamo tagliati fuori». Il capo delle forze ucraine, generale Valery Zaluzhny, nega che i difensori di Mariupol siano stati abbandonati e risponde alle accuse dicendo solo: «Il collegamento con le unità che presiedono eroicamente Mariupol è stabile». Dalla Gran Bretagna, gli amici di un volontario inglese, Aiden Aslin, che lotta insieme agli ucraini, spiegano il suo racconto per telefono: «Non hanno altra scelta che arrendersi. Non possono uscire. Sono sicuro che se gli fosse rimasto un proiettile, l'avrebbero sparato. Si sta arrendendo ai russi, il che è solo leggermente meglio che arrendersi ai ceceni». Un'importante testimonianza è stata data all'AdnKronos da un italiano che vive a Mariupol, Vittorio Rangeloni, di Lecco, che spiega: «I militari ucraini hanno preso ostaggi tra i civili e tra i marinai di imbarcazioni in porto», oltre ad aver rubato «due camion della Croce Rossa che si diceva fossero stati catturati da russi e invece sono nella struttura controllata dal reggimento Azov».

 

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