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Cyberguerra, batosta per Putin: gli incendi "strategici" in Russia? "Opera degli hacker ucraini"

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In Russia sono avvolti dal mistero gli incendi scoppiati in luoghi strategici della Difesa e dell’economia. Secondo le ultime indiscrezioni, si sarebbe trattato di un’azione di sabotaggio, forse eseguita da hacker ucraini che potrebbero aver provocato da remoto dei cortocircuiti dai quali sarebbero scaturite le fiamme. D’altronde la cyberguerra corre di pari passo con quella sul campo, a volte anche più velocemente.

 

 

Gli incendi scoppiati in luoghi strategici per i russi potrebbero essere opera dell’esercito di hacker che ha già diffuso online oltre sei milioni di documenti sottratti ad agenzie governative, compagnie petrolifere e del gas e istituzioni finanziarie della Russia. L’ipotesi più diffusa in queste ore sugli incendi divampati all’Istituto Centrale di Ricerca del ministero della Difesa a Tver sarebbe proprio quella del sabotaggio: attacchi cyber potrebbero aver provocato i cortocircuiti che avrebbero dato il via alle fiamme. Secondo il Daily Mail, finora il Cremlino avrebbe coperto il reale bilancio delle vittime di Tver, dove venivano portati avanti anche diversi progetti segreti.

 

 

Un giornalista locale ha fatto sapere che i morti sarebbero almeno 25, inclusi alcuni scienziati, e non 7 come riferito dalle agenzie di stampa russe. A due giorni dallo scoppio dell’incendio è ancora in corso la ricerca di eventuali sopravvissuti che potrebbero essere rimasti intrappolati sotto le macerie: inoltre almeno 5 persone sarebbero ricoverate in terapia intensiva.

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