Cerca
Logo
Cerca
+

Ucraina, ecco che cosa c'è davvero dietro il Mar d'Azov: la palude che vale oro

Daniele Dell'Orco
  • a
  • a
  • a

Con la definitiva caduta di Mariupol, la Russia ha ufficialmente ottenuto il controllo totale del Mar d'Azov. Si tratta del corpo d'acqua secondario del Mar Nero stretto tra la Crimea, la Russia e due regioni dell'Ucraina che visto l'avanzamento dell'esercito di Mosca sono ormai saldamente in mano russa: Zaporizhia e Donetsk. O perlomeno, nelle loro sezioni costiere.
Il vice primo ministro del governo della Crimea, Georgy Muradov, ha detto a Ria Novosti: «L'Ucraina ha perso il Mar d'Azov per sempre. I porti nelle regioni di Zaporizhzhia e Kherson non saranno mai più ucraini. Sono sicuro che dopo la riunificazione delle nostre regioni con la Russia, il Mar d'Azov tornerà, come prima, esclusivamente un mare interno della Federazione Russa».

 


Per quanto sia relativamente poco esteso, e profondo al massimo 14 metri, questo piccolo mare è cruciale per gli equilibri militari, economici e geopolitici del Mar Nero. Nel corso della storia, non è un caso, tutti gli imperi hanno sempre considerato indispensabile la sovranità su entrambe le sponde dell'unico punto di accesso al Mare: lo stretto di Kerch, che separa(va) la Russia dalla Crimea, annessa dai russi nel 2014.
Dal punto di vista militare, il controllo totale del Mar d'Azov aumenta di molto la sicurezza marittima di uno Stato, perché ne taglia fuori un altro, in questo caso l'Ucraina, dalla possibilità di attacco alle città costiere sia del territorio russo (come Rostov), sia degli Oblast conquistati. Inoltre, consente alla Russia di poter sviluppare in sicurezza città come Berdyansk dove invece gli ucraini avevano costruito, in collaborazione col Regno Unito, una base navale militare e iniziato a installare una flotta. Ciò, obbligava la Russia a dover dispiegare flottiglie marine (le navi da guerra non ci entrano perché l'acqua è bassa) per garantire la propria difesa.

 

Dal punto di vista economico, invece, il territorio al momento controllato dalla Russia proprio per via della collocazione geografica può creare moltiplicatore. Non è un caso che le 2 regioni di Zaporizhzhia e Donetsk, ricche anche di risorse energetiche e minerarie, producessero fino a 10 anni fa oltre il 25% del PIL del Paese. Insieme alla regione di Kherson, a quella di Lugansk e alla Crimea, la Russia ha così già messo mano su territori che, se ricostruite e sviluppate, produrranno quasi il 40% del PIL di tutto lo stato ucraino

Dai blog