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Xi Jinping fa paura? La strana mossa del Giappone che spaventa il mondo

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Svolta in Giappone: esercito più forte e addio alla posizione difensiva per rispondere a Cina e Corea del Nord. Il possibile cambio di passo sarebbe stato sollecitato soprattutto dalle tensioni in Oriente tra Cina e Taiwan. Questo, tra l'altro, comporterebbe pure una modifica sostanziale della Costituzione giapponese. L'art.9, infatti, sancisce l'impossibilità di usare la forza per risolvere le controversie internazionali. Ma adesso tutto potrebbe cambiare col nuovo primo ministro Kishida.

 

 

 

Per la prima volta in 80 anni, come riporta il Messaggero, il Giappone potrebbe raddoppiare le spese militari e pensare all'organizzazione di un "primo attacco". "Qualsiasi tentativo di acquisire la capacità di colpire le basi nemiche prima che il Giappone stesso venga attaccato sarebbe una chiara violazione della costituzione", ha detto Akira Kawasaki, membro del comitato esecutivo di Peace Boat, una Ong giapponese. Il Paese, sottolinea Kawasaki, ha il terzo Pil più grande del mondo. Per questo "se spendesse il 2% del suo Pil per l'esercito, diventerebbe la terza potenza militare mondiale. Sarebbe una grande minaccia per il mondo intero e totalmente incompatibile con la nazione amante della pace che il popolo giapponese ha cercato di diventare con la costituzione del dopoguerra", ha proseguito l'attivista.

 

 

 

Sulla questione è intervenuto anche Michito Tsuruoka, professore associato di gestione delle politiche alla Keio University di Tokyo: "Che i politici giapponesi o i cittadini lo vogliano o meno, Tokyo dovrà assumersi maggiori responsabilità in materia di sicurezza nella regione, data l'ascesa della Cina, i programmi missilistici e nucleari della Corea del Nord e il relativo declino del primato degli Stati Uniti nella regione". Nel frattempo cresce la preoccupazione per l'attività aerea e marittima cinese vicino alle Senkaku, isolotti disabitati nel Mar Cinese orientale amministrati dal Giappone ma rivendicati dalla Cina. I campanelli d'allarme, insomma, sono tanti e il Giappone non vuole farsi trovare impreparato.

 

 

 

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