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Vladimir Soloviev ammazza e gode: "Fucilati, squartati o impiccati?", orrore sulla tv di Stato

 Vladimir Solovyov

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Su Roussya 1, la tv di Stato russa, si parla di due prigionieri britannici. Il conduttore, il fedelissimo di Putin, Vladimir Solovyov, si chiede e domanda ai suoi ospiti se sia meglio fucilarli, impiccarli, squartarlo o scambiarli per ottenere lo scongelamento degli asset russi. "Con cosa può rispondere l'impero britannico, se due dei suoi sudditi vengono fucilati o impiccati? Basta asciugarsi la faccia? Cosa possono fare?", chiede Solovyov. Risponde alla domanda il politologo Vadim Gigin: "Possono minacciarci con la settima ondata di sanzioni, è un grosso problema per Boris Johnson". Quindi prende il microfono l'altro politologo presente in studio, Yaakov Kedmi, che aggiunge: "I pirati non vengono mai giustiziati sparando, solo impiccandoli. Ma non abbiamo a che fare con i pirati e non siamo nel Medioevo". Quindi si sente dire che "i militari vengono uccisi, i criminali vengono impiccati".

 

 

Ma Solovyov interviene: "No, nell'Unione sovietica non sono stati fucilati solo i militari, in alcuni casi è stata emessa la condanna a morte ma sono stati giustiziati per impiccagione, dal 1943 questa è una procedura vietata". Kedmi ribatte: "Nel 1943 li hanno appesi nella piazza di Kiev!". Quindi interviene ancora il conduttore: "Insomma discutiamo di come ammazzare i mercenari, se sparargli, impiccarli o squartarli? Questo è il nuovo mondo. Questo è il caos, discendiamo nel caos".

 

 

Malek Dudakov, altro politologo, propone una soluzione diversa: "Sulla questione dei mercenari, se sparargli o ammazzarli in altri modi abbiamo tutto il tempo, ma perché non pensiamo invece di sfruttare questa occasione per offrirli al Regno Unito in cambio delle partecipazioni congelate della Russia? Sappiamo che le loro élite probabilmente non lo faranno, hanno già mostrato riluttanza a scendere a compromessi ma questo provocherà una tempesta nella società britannica in particolare attraverso i genitori di questi mercenari".

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