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Ue: 200 uomini in Georgia

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Frattini: "Italia in prima linea"

Eloisa Palomba
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Bruxelles – E' arrivato proprio oggi l'ok dell'Unione Europea all'invio, a partire dal prossimo primo ottobre, di 200 osservatori, di cui 40 italiani, in Georgia. Gli osservatori, almeno per ora,  rimarranno lungo i confini di Ossezia del Sud e Abkhazia. Il dispiegamento dovrebbe consentire il ritiro dalla fascia di sicurezza, entro il 10 ottobre, delle forze russe, come concordato con il presidente francese Nicolas Sarkozy lo scorso 8 settembre. L'Ue è “pronta e disponibile”,hanno rivelato fonti diplomatiche, a inviare osservatori anche in Abkhazia e Ossezia del Sud, ma per questo “occorrerà vedere come si evolve la situazione sul terreno”. Tbilisi ha reso noto il bilancio complessivo delle vittime del conflitto russo-georgiano dello scorso agosto: 373 persone, di cui 188 civili, 168 militari e 16 poliziotti. I danni causati ad edifici e strade di intere città sono altissimi. E' per questo che i ministri degli Esteri dell'Unione Europea daranno presto il via a un pacchetto di 500 milioni in aiuti in tre anni (2008-2010), per la ricostruzione della Georgia. Si tratterà, come confermato dal commissario europeo alle Relazioni Esterne, Benita Ferrero-Waldner, di “aiuti condizionati”, che dovranno andare di pari passo con i progressi sul fronte delle “riforme nel sistema giudiziario, nella libertà di stampa, nelle riforme economiche”.  Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, si dice  orgoglioso del prezioso contributo che l'Italia darà, insieme agli altri paesi della Ue, alla missione civile in Georgia: “Giocheremo un ruolo di assoluto livello”, ha affermato il ministro. L'Italia, ha continuato Frattini, “non ha riconosciuto l'Ossezia del Sud e l'Abkhazia e non lo farà”. Parlando della Conferenza internazionale che si svolgerà in ottobre a Ginevra sul futuro della regione, il ministro ha detto che “tutti dovranno sedersi al tavolo con spirito di buona volontà e non per ratificare dati di fatto o una azione che non abbiamo condiviso”, riferendosi alle dichiarazioni di indipendenza proclamate da Ossezia e Abkhazia e al riconoscimento unilaterale giunto da Mosca. Nel frattempo, il segretario generale della Nato Jaap De Hoop Scheffer, arrivato a Tbilisi con i 26 rappresentanti permanenti dei Paesi membri dell'Alleanza Atlantica ha definito “non accettabile” l'accordo siglato tra Unione Europea e Russia sul ritiro delle truppe russe dalla Georgia.  L'accordo prevede che 7.600 truppe russe stazioneranno nelle due regioni separatiste. “Questo è molto difficile da ingoiare” ha sottolineato Scheffer. E dalla capitale russa, il presidente Dimitri Medvedev ha promesso pugno di ferro se dovessero essere proposte possibili sanzioni contro la Russia. “È privo di senso far pressione sulla Russia tentando di usare le sanzioni”, ha affermato il leader del Cremlino. “Il nostro sistema non è tale che la politica estera possa esserne cambiata”. “Solo in qualche repubblica delle banane”, ha proseguito, “basta chiudere un paio di canali televisivi per rendere drammatica la situazione. Da noi ciò non può avvenire e lo cominciano a capire anche le teste calde che chiedevano l'introduzione di sanzioni”. Medvedev ha anche annunciato la volontà di firmare, entro metà settimana,  gli accordi di cooperazione, compresa quella militare, con le due repubbliche separatiste georgiane dell'Ossezia del sud e dell'Abkhazia. Questi accordi permetteranno di dare una base legale al contingente di 7600 uomini nelle due repubbliche separatiste

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