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Yuri Podolyaka, l'ucraino putiniano: "Ecco quando Mosca si fermerà"

Daniele Dell'Orco
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In un sobborgo di Mosca, Yuri Podolyaka ci aspetta per l'intervista ospite di un suo amico. Non vuole far sapere dove vive visto che, essendo nato in Ucraina 47 anni fa, teme per la sua vita. Dopo la rivoluzione del 2014 ha lasciato il suo Paese e si è trasferito in Russia, ed è tutt'ora convinto che Kiev sia stata manipolata dall'Occidente contro Mosca e debba essere «liberata». Da analista, è diventato molto popolare in Russia e specie dopo l'inizio della guerra il suo account Telegram è schizzato alle stelle. Oggi conta 2,2 milioni di iscritti. Per Putin è una sorta di Chiara Ferragni della geopolitica, anche se alcune sue previsioni molto ottimistiche post-24 febbraio non si sono avverate e per questo non ha nascosto un certo mal di pancia nei confronti della catena di comando e di controllo del Cremlino.

 

 

 

Ora sta andando tutto secondo i piani?
«In guerra non sempre le cose vanno secondo i piani. Basta pensare a Napoleone».

Ma l'esercito russo qualche errore di troppo l'ha commesso.
«Sì, specie di intelligence. Nei primi giorni di guerra ci si aspettava una resa di massa da parte degli ucraini. Non è successo. Ora però non ci sono grandi sorprese».

Quali sono attualmente le offensive principali?
«In Donbass gli Alleati [in Russia chiamano così esercito di Mosca, separatisti e ceceni, NdR] stanno stringendo il cerchio intorno a Sloviansk e Kramatorsk, ma l'offensiva non è così forte come due settimane fa».

Cosa sta succedendo ora?
«Dopo la battaglia di Lysychansk alcune truppe sono state ruotate, ci vorrà del tempo».

Come mai una città come Kharkiv è tornata sotto attacco?
«La popolazione russa è spaventata perché il fronte è vicino al confine. Più arriveranno dall'Occidente armi a lungo raggio più sarà necessario conquistare territori per proteggere i confini».

A Kherson invece sono gli ucraini a contrattaccare...
«Non è vero. Gli Alleati stanno cercando di fare piccole of Yuri Podolyaka, 47 anni, nato in Ucraina, è fuggito da Kiev dopo la rivoluzione filo -occidentale detta di Euromaidan del 2014. Da allora vive in Russia ed è un noto analista geopolitico. Il suo canale Telegram ha 2,2 milioni di iscritti. Totalmente schierato con le posizioni del Cremlino (o forse anche un po' più estremista), sostiene fra l'altro che «I giovani ucraini filo -occidentali non vogliono la guerra. Hanno paura di morire e non vogliono essere spediti al fronte».
fensive per stabilizzare il fronte e trovare posizioni migliori per attaccare in futuro».

Attaccare Mykolaiv? Odessa?
«Non quest' anno».

 

 

 

Quest' anno? Quanto a lungo pensa possa durare la guerra?
«Dipenderà da Washington e Bruxelles. Più sceglieranno di tenere alto il livello dello scontro, più lontano arriveremo».

Dai Paesi Nato arrivano armi sempre più sofisticate, come i lanciarazzi Himars. Possono cambiare le sorti della guerra?
«No, ma cambiano gli scenari e spingere i comandi russi a dover trovare nuove strategie. Gli Himars ora non sono equipaggiati con missili con gittata superiore a 100/ 120km. Se dovessero arrivare a Kiev missili più potenti, ad esempio, serviranno molti più reggimenti antimissile di prima».

Missili con cui l'Ucraina potrebbe colpire il Ponte di Crimea.
«Potrebbe essere già un bersaglio per i missili antinave Harpoon. Non è un missile balistico e quindi più pericoloso. Se ne possono lanciare 4 insieme e possono essere caricati su navi civili».

Ma è fantascienza. E in più sarebbe un crimine.
«La Russia è pronta a un attacco del genere. Vicino al ponte sono già state schierate navi che dovrebbero agire come falsi obiettivi per gli Harpoon».

In Occidente in molti sono convinti che la Russia voglia attaccare anche altri Paesi, come i Baltici o addirittura la Polonia.
«Vladimir Putin ha detto che la Russia risponderà a ogni nuova minaccia. Quindi più saranno le minacce e più saranno gli obiettivi».

Come fa a dire che sia la Russia a essere minacciata?
«Sì lo è. Da Bruxelles ad esempio e dalle loro dichiarazioni aggressive».

Il sostegno all'azione della Russia ha diviso la società. I giovani sono molto meno entusiasti delle scelte di Putin mentre gli over 50 sono convinti sia la strada giusta. Persino nelle stesse famiglie ci sono divisioni. È un conflitto generazionale?
«Sì, ma non solo in Russia. Anche in Ucraina e nel Baltico ad esempio».

In Ucraina non direi.
«I giovani ucraini filo-occidentali non vogliono la guerra. Hanno paura di morire e non vogliono essere spediti al fronte. La generazione più antirussa è quella compresa tra i 30 e i 40 anni, la prima nata e cresciuta dopo l'Urss. Gli anziani, invece, l'Unione Sovietica la rimpiangono. Lo stesso accade nei Paesi Baltici».

Secondo lei quale obiettivo dovrebbe raggiungere la Russia per potersi ritenere vittoriosa? La conquista delle coste del Mar Nero?

«L'unico modo per raggiungere una vittoria totale è dipingere una nuova cartina geografica senza un Paese che si chiami Ucraina. Quello ucraino è un progetto creato nel 1991 come Paese antirusso. Per la sicurezza della Russia questo progetto deve essere cancellato». 

 

 

 

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