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Kherson, clamoroso dietrofront russo: Putin sta per crollare?

Daniele Dell'Orco
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L'escalation dialettica tra Occidente e Russia si arricchisce ogni giorno di nuovi titoli buoni per le pagine dei giornali. Il virgolettato del giorno appartiene all'Alto rappresentante per la politica estera dell'Unione europea, Josep Borrell, ha definito le autorità di Mosca «regime fascista» in un discorso a distanza alla Conferenza Interparlamentare di Praga, parlando a proposito della risposta europea all'azione della Russia in Ucraina. Citato da Europa Press, Borrell ha detto: «Non abbiamo un piano concreto per sconfiggere il regime fascista russo, ma il mio compito è più modesto ed è quello di aiutare l'Ucraina in modo unito e continuare le discussioni con gli attori internazionali per applicare le sanzioni adottate». Immediata la risposta del portavoce del Cremlino Dmitry Peskov: «Borrell si è completamente annullato come diplomatico definendo la Russia un regime fascista. Naturalmente, nessuna delle sue dichiarazioni sulla Russia o sulle relazioni con la Russia sarà rilevante d'ora in poi».

 

 

La distanza tra Mosca e Bruxelles è sempre più siderale, e nel piano pro-Kiev di Borrell è compreso anche il memorandum in quattro punti firmato ieri a margine del Consiglio di associazione tra Ue e Ucraina. È la prima volta che si tiene il Consiglio dopo che l'Ucraina è diventata ufficialmente Paese candidato e con le firme è stato sancito un finanziamento da 500 milioni di euro, la partecipazione al programma Europa Digitale e ai due programmi Dogana e Fiscalis, definiti «importante passo avanti nella strategia di pre-adesione dell'Ucraina». A fornire l'ispirazione a Borrell, ha contribuito anche la sentenza di una Corte di Mosca che ha revocato ieri la licenza di pubblicazione per il giornale indipendente Novaya Gazeta, diretto dal Premio Nobel per la pace Dmitry Muratov. La decisione è stata presa su richiesta dell'ente statale per il controllo sui media, Roscomnadzor. Sempre alta la tensione intorno alla centrale nucleare di Zaporizhzhia.

 

 


L'unico reattore operativo funziona all'80% della sua potenza, dopo che ieri le autorità filorusse hanno nuovamente denunciato raid ucraini nel territorio dell'impianto, pur precisando che nessuno dei bombardamenti ha colpito direttamente la centrale e non si registrano feriti né fuoriuscite di radiazioni. In precedenza, l'operatore nucleare di Kiev, Energoatom, aveva riferito che l'unico reattore in funzione è stato nuovamente scollegato dalla rete elettrica ucraina. Quattro dei sei esperti della missione dell'Aiea dislocati nella centrale hanno lasciato ieri l'impianto dopo aver concluso il loro lavoro, mentre in due e sono rimasti in loco su base permanente. Al fronte proseguono i bombardamenti da parte dell'esercito ucraino che provano a forzare la mano intorno nella linea di contatto intorno a Kherson. Alcuni villaggi sono stati sottratti al controllo russo e i precisi colpi contro infrastrutture civili come il ponte Antonovsky della città sull'estuario del Dnepr continuano a piovere senza sosta. Anche per questo, le autorità filorusse della regione intendono sospendere per il momento i loro piani per un referendum di adesione alla Federazione russa. I preparativi sono pronti da un pezzo, ma Kirill Stremusov ha confessato che «dati gli attuali sviluppi, credo che al momento ci prenderemo una pausa»

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