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Putin, la rete: ecco come la Russia minaccia l'Italia, la mappa

Maurizio Stefanini
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In un momento in cui si parla solo di fianco est, l’Italia ha posto il problema del fianco sud in continuità con i governi precedentemente in carica. Lo ha detto il ministro della Difesa, Guido Crosetto, in risposta alle domande davanti alla commissione Difesa della Camera e alla commissione Esteri e Difesa del Senato sulle linee programmatiche del suo dicastero. E a sud, la minaccia, parla sempre russo. Il secondo viaggio in sei mesi del ministro degli Esteri russo Lavrov in Africa Australe conferma la crescente esposizione di Mosca nel Continente che sta proprio al fianco Sud dell’Italia, e da dove arriva il maggior flusso di richiedenti asilo. Martedì il capo della diplomazia russa ha incontrato a Pretoria la sua omologa suafricana Naledi Pandor, in vista di un vertice Russia-Africa che si terrà a San Pietroburgo in luglio. Dal Sudafrica i due ministri hanno annunciato esercitazioni militari congiunte, a cui parteciperà anche la Cina, che si terranno nell'oceano Indiano davanti alla costa fra Durban e Richard’s Bay.

Il tour del ministro degli Esteri russo dovrebbe poi proseguire in Botswana, Eswatini e Angola. Lavrov tornerà poi in Nordafrica a febbraio per visitare Tunisia, Mauritania, Algeria e Marocco. È un’offensiva diplomatica che conferma la centralità del continente nella competizione di influenza tra Washington e Mosca. Finora infatti numerosi paesi del continente si sono mantenuti equidistanti tra Russia e Occidente, di cui non hanno condiviso le sanzioni. Al voto dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite per sospendere l’adesione della Russia al Consiglio dei diritti umani lo scorso aprile solo 10 nazioni africane su 54 hanno votato a favore, mentre nove si sono opposte alla delibera e 35 si sono astenute o assentate. Un mese prima, solo 28 paesi africani avevano sostenuto una risoluzione delle Nazioni Unite che chiedeva il ritiro immediato e incondizionato delle truppe russe dall’Ucraina. Una ragione di questa attrazione fatale viene individuata nel fatto che nel Continente ci sarebbe un antiamericanismo di fondo e un forte risentimento nei confronti delle ex potenze coloniali.

 

SENZA SCRUPOLI
Ma più ancora c’è una richiesta di sostegni rispetto alla quale Mosca ha spesso meno scrupoli. Il Quai d’Orsai, ad esempio, ha fatto sapere che ritirerà le sue truppe dal Burkina Faso nel giro di un mese, su richiesta del governo locale. Da diversi mesi molti cittadini burkinabè manifestano regolarmente per chiedere la partenza dei soldati francesi dell’Operazione Saber, di stanza a Kamboinssin, a nord-est di Ouagadougou, e anche venerdì scorso diverse centinaia di manifestanti sono scesi nelle strade della capitale per chiedere la partenza dell’ambasciatore francese Luc Hallade, e lo smantellamento della forza militare francese nel paese. Alcuni con bandiere russe. Così come è stato per il Mali, la decisione di Ouagadougo di rinunciare alla presenza francese nella lotta al terrorismo, abbandonando il suo storico alleato, coincide con un avvicinamento sempre più marcato a Mosca, cui fa appello per un sostegno nella lotta al terrorismo.

Anche il governo del Burkina Faso nega, come fa quello del Mali, ma si parla già di una presenza nel paese dei mercenari della Wagner, per affrontare una guerriglia jihadista che non dà tregua. La Russia è oggi il più grande esportatore di armi nel continente africano, e secondo lo Stockholm International Peace Research Institute, le esportazioni di armi in Africa hanno rappresentato il 18% di tutte le esportazioni di armi russe tra il 2016 e il 2020. Mali e Burkina Faso a parte, sono stati addestrati in Russia i militari andati al potere negli ultimi anni in paesi come Sudan, Ciad, Guinea e Guinea Bissau. Nel 2018, Mali, Niger, Ciad, Burkina Faso e Mauritania hanno chiesto aiuto a Mosca per combattere Isis e al-Qaeda, e inoltre la Russia ha venduto tecnologia nucleare a Zambia, Ruanda, Etiopia, Egitto e Nigeria.

LA FREGATA
Ma non c’è solo il Continente nero nella strategia globale del Cremlino. La Marina russa ha testato con successo il suo nuovo missile ipersonico Zirkon mediante simulazione al computer durante una manovra nell’Oceano Atlantico. Ad annunciarlo è stato il ministero della Difesa di Mosca, precisando che il test è avvenuto durante un’esercitazione della fregata Ammiraglio Gorshkov nella parte occidentale dell’Oceano Atlantico. La simulazione ha avuto successo, ha riferito il comandante Igor Kromal in un video diffuso dal ministero.

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