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Mosca, precipita l'elicottero di Putin: cosa è successo

Matteo Legnani
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Potremmo definirlo lo scontro tra il “gigante piemontese” e il “nano moscovita”, quello avvenuto ieri tra il ministro della Difesa Guido Crosetto e il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo (più volte in passato presidente e primo ministro), Dmitri Medvedev. Sul piano fisico non c’è partita: l’esponente di Fratelli d’Italia torreggia a un metro e 96 centimetri d’altezza per quasi cento chili di peso, il moscovita misura 1 metro e 63 centimetri e non arriva ai 70 chili. Insomma, se la guerra in Ucraina si potesse decidere con un match di lotta libera tra i due, vincerebbe in un amen l'italiano, e con lui l’Ucraina e i suoi alleati. Ma Medvedev sa bene di avere le spalle coperte da un arsenale bellico anche nucleare, quando definisce «un certo ministro di una certa Italia» uno «sciocco raro».

 

Il braccio destro di Putin, che con lo “zar” si è spartito le due massime cariche di governo in Russia per un ventennio, ha risposto così alle parole che il nostro ministro della Difesa aveva pronunciato venerdì: «La terza guerra mondiale inizierebbe nel momento in cui carri armati russi arrivassero a Kiev e ai confini d'Europa. Fare in modo che non arrivino è l'unico modo per fermare la terza guerra mondiale». La replica di Medvedev, arrivata via Telegram, è stata a dir poco tagliente: «Non ci sono molti sciocchi nelle strutture di potere in Europa», ha scritto l’ex presidente russo su Telegram, ma «un certo ministro della Difesa, di una certa Italia ha definito la fornitura di veicoli corazzati e altre armi all’Ucraina una prevenzione della terza guerra mondiale. Un raro eccentrico».

 


CONTRATTI
Il botta e risposta è arrivato al termine della settimana in cui gli alleati europei dell’Ucraina e gli Stati Uniti hanno deciso di mandare a Kiev, nei prossimi mesi, oltre un centinaio di carri armati Leopard e Abrams. E nelle ore in cui sembrava ormai certo l’accordo tra Francia e Italia per l’acquisto di 700 missili Aster 30, con una gittata di 120 chilometri, da consegnare alle forze armate ucraine.


Accordo che è tuttavia stato per il momento smentito, ma che deve certamente aver ulteriormente acceso gli animi nella capitale russa. Il nostro ministro della Difesa ha risposto a Medvedev nel pomeriggio di ieri, spiegando che «probabilmente ha ragione lui nel definirmi “uno sciocco raro”. Ha “ragione” perché io mi ostino a pensare che sia giusto aiutare una nazione aggredita senza alcuna ragione e alcun motivo, come l’Ucraina. Sarei stato pronto a farlo anche per il popolo russo, a parti invertite. Se i russi non cercassero una vittoria totale, ma solo la fine delle ostilità, che sono l’unico obiettivo del Governo italiano, basterebbe che si sedessero al tavolo della pace. Solo in questo modo, e immediatamente cesserebbe tutto. Sia la guerra sia gli aiuti militari dell’Italia e degli altri Paesi che stanno soltanto aiutando uno Stato a difendersi da uno Stato aggressore».

 

VLAD NON ERA A BORDO
Un segnale preoccupante per il Cremlino arriva dall’aeroporto di Vnukovo, a circa 16 miglia a sud ovest di Mosca, dove venerdì l’elicottero del presidente russo Vladimir Putin si è schiantato al suolo durante un atterraggio. È il Mil Mi-8, riferiscono l’agenzia di stampa statale russa Interfax e la rivista di aeronautica Aerotime Hub, appartenente al distaccamento di volo speciale "Rossiya", che gestisce aerei utilizzati per il trasporto di funzionari del governo russo. Non è chiaro chi fosse a bordo dell’elicottero e se vi siano stati feriti nell’incidente.

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