L’escalation improvvisa e incontrollata della guerra in Ucraina è un’eventualità presa seriamente in considerazione anche e soprattutto in Russia dove, al di là della propaganda, ben si sa quanto sarebbe improba l’impresa di doversi difendere dall’attacco di mezzo mondo. E non è solo una questione di armi più o meno nucleari, più o meno efficienti, ma anche, nel caso, di mettere in salvo, per quanto possibile, la popolazione civile. Per tale motivo nei mesi scorsi il Cremlino ha dato il via a un’altra impresa disperata, una campagna di controlli e interventi sistematici di migliaia di rifugi disseminati in tutto il Paese per la gran parte rimasti in disuso dalla guerra fredda, quindi decrepiti o addirittura collassati. Alcuni sono stati perfino venduti ai privati e le autorità stanno studiando il modo di requisirli con la scusa dell’interesse pubblico nazionale o per il fatto che sono stati trasformati in altro, come magazzini o addirittura abitazioni private.
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L’ORDINE
«La decisione di dare il via a ispezioni della rete di rifugi è stata presa dal governo la scorsa primavera», ha spiegato una fonte militare al Moscow Times, giornale online indipendente, e l’ordine è partito dal ministero per le Situazioni d’emergenza, dal ministero della Difesa e da altre agenzie pubbliche. Una misura precauzionale che tuttavia si è fatta via via sempre più stringente, specie dopo i tre attacchi di droni sferrati da Kiev a dicembre contro alcune basi aeree in Russia, lontano dai confini con l’Ucraina e almeno in un caso vicino a Mosca, che hanno reso evidente quanto siano davvero poco inespugnabili le difese aeree russe.
Il problema però è che per tanto che il Cremlino si impegni la Russia non è la Svizzera, dove i rifugi antiatomici sono previsti per legge e coprono le esigenze del 104% della popolazione. I funzionari pubblici della città di Petrozavodsk ad esempio il mese scorso hanno denunciato che i rifugi pubblici anche rimessi a nuovo avrebbero potuto ospitare solo un ottavo dei residenti. Nella regione di Sverdlovsk su un totale di 4 milioni e mezzo di cittadini possono trovare riparo solo 990mila persone alla volta in 3200 distinte strutture protettive. I cittadini, almeno quelli che se lo possono permettere, stanno facendo da soli, rivolgendosi ad aziende che costruiscono rifugi in cantina, in garage o altrove.
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