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Putin, la mossa durante Sanremo: che star arruola lo zar

Mauro Zanon
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Nell’agosto dello scorso anno, aveva accusato la Nato di non aver rispettato le promesse fatte alla Russia dopo il crollo dell’Unione sovietica e di aver “provocato” il conflitto attualmente in corso in Ucraina. Poi aveva definito il presidente americano Joe Biden un «criminale», e in una lettera rivolta alla first lady ucraina, Olena Zelenska, aveva scritto che la guerra era stata causata «dagli interessi delle classi dominanti occidentali e dai nazionalisti» del suo «bellissimo Paese». Ieri, invitato dal Cremlino a parlare in nome della Russia, Roger Waters, cofondatore dei Pink Floyd, è intervenuto durante la riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu, ribadendo la sua posizione contro l’invio delle armi a Kiev e lanciando un appello alla tregua. 

«Presidente Biden, presidente Putin, presidente Zelensky, per favore cambiate il corso degli eventi, trovate un accordo oggi su un cessate il fuoco, anche se ovviamente questo sarà solo il punto di partenza», ha dichiarato il musicista britannico collegato in videoconferenza, prima di aggiungere: «L’invasione da parte della Russia è illegale e la condanno, ma è stata provocata. Condanno dunque con la massima fermezza anche i provocatori».

 

La strategia russa di utilizzare Waters come testimonial per boicottare la fornitura di aiuti militari all’Ucraina ha suscitato parecchie reazioni stizzite nella diplomazia occidentale, ma anche commenti ironici. «E adesso chi arriva? Mr. Bean?», ha commentato un diplomatico delle Nazioni unite. Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, è stato meno ironico. «Waters dei Pink Floyd richiede un cessate il fuoco in Ucraina». In realtà, dice «date la terra alla Federazione russa, non perseguite i criminali di guerra, arrendetevi». Tali ‘peacekeeper’ dovrebbero dire: «Federazione russa, ritira le truppe dall’Ucraina oltre i confini del 1991. Questa è la formula di pace. Ma perché Waters ne avrebbe bisogno?», ha twittato Podolyak. 

 

Pochi giorni fa, sulla Berliner Zeitung, il cofondatore dei Pink Floyd aveva difeso il presidente russo: «Putin ha sempre sottolineato di non avere alcun interesse a conquistare l’Ucraina occidentale, né a invadere la Polonia o qualsiasi altro Paese oltre confine. Vuole proteggere le popolazioni di lingua russa in quelle parti dell’Ucraina dove le popolazioni di lingua russa si sentono minacciate dai governi di estrema destra influenzati dal golpe di Maidan a Kiev». A Washington lo hanno ribattezzato il “Waters-gate”. 

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