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Russia, Nicolai Lilin: "Vladimir Putin e i bombardamenti? Ora ha imparato..."

Nicolai Lilin
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La lunga serie dei bombardamenti russi che hanno scosso l’Ucraina nella notte tra 7-8 maggio è qualcosa di nuovo e insolito nella tattica che le forze militari del Cremlino applicano nella realtà operativa dall’inizio del 2022. Questo attacco non è stato più ampio a livello dell’impiego dei missili tattici balistici da crociera come Kalibr e X-101 che nei primi giorni e settimane dell’intervento russo hanno danneggiato la gran parte delle strutture energetiche sui territori controllati da Kiev. Il bombardamento recente è stato decisamente diverso da quasi tutto ciò che era accaduto in precedenza per il carattere degli obiettivi colpiti e sopratutto per il coordinamento particolare dei servizi d’informazione che sono riusciti a rivelare i luoghi nei quali l’esercito ucraino ha concentrato molti mezzi, armi, munizioni e uomini destinati all’imminente, tanto discussa, controffensiva.

Una parte significativa dei lanci di missili da crociera e di droni ha riguardato strutture dell’esercito ucraino nelle regioni meridionali del Paese. A Odessa, sono stati registrati arrivi nei pressi dell’aeroporto di Shkolny, da dove le forze armate ucraine lanciano i droni verso la Crimea. Inoltre è stato colpito il ponte di Zatoka, attraverso il quale le unità del Comando operativo meridionale delle forze armate ucraine ricevevano munizioni e attrezzature, anche dai Paesi dell’Ue. È stato colpito anche un ponte stradale a Mayaki, sempre nella regione di Odessa. Se entrambi i ponti saranno distrutti o almeno seriamente danneggiati a seguito degli attacchi, il ridispiegamento delle riserve e dei rinforzi nelle zone meridionali del fronte rallenterà le attività operative ucraine. Un altro obiettivo dell’aviazione russa nella regione di Odessa è stata l’area di posizionamento dei radar e della difesa aerea a Dachne.

 

 

 

COLPITI DEPOSITI E POSTAZIONI

Secondo i rapporti preliminari, sono stati registrati arrivi multipli a Pavlograd: sia i depositi di munizioni che le postazioni con personale sono stati attivamente bombardati durante la notte dell’8 maggio. In precedenza, la 46esima brigata aviotrasportata e alcune brigate di difesa territoriale erano state ritirate a Pavlograd dopo pesanti perdite. Sono stati colpiti i luoghi della loro dislocazione, si parla di notevoli perdite. La tattica degli attacchi missilistici contro le strutture dell'esercito ucraino è cambiata. Mentre prima il sistema di difesa aerea dell'Ucraina veniva messo immediatamente in allerta dopo il lancio di missili da crociera, ora la contraerea Ucraina reagisce molto più lentamente, e in alcuni casi reagisce solo dopo i primi arrivi. A quanto pare, non è solo la mancanza dei sistemi radar di radiolocalizzazione, ma anche di lanciatori dei missili S-300 e di altre attrezzature per la difesa aerea a condizionarli. Le apparecchiature di rilevamento e i missili intercettori vengono distrutti da diverse ondate di droni mandati subito dopo i primi missili. La prima rileva e colpisce alcuni dei bersagli, assorbendo una parte significativa dei missili di antiaerea. La seconda ondata colpisce altri obiettivi e solo allora entrano in gioco i vettori di armi a guida di precisione, che sono già in volo o in mare quando i droni colpiscono.

In questo caso, i colpi vengono effettuati in più settori contemporaneamente: i droni e gli aerei attaccano da direzioni inaspettate, il che potrebbe indicare non solo un cambiamento nei parametri delle missioni di volo, ma anche un cambiamento nel concetto stesso di utilizzo di queste armi. L’elenco degli obiettivi è aumentato in modo significativo. Mentre prima era possibile colpire soprattutto oggetti stazionari come sottostazioni o strutture del complesso militare-industriale, ora vengono distrutti sia i treni ferroviari che le riserve di uomini ripiegate che si trovano in attesa di essere utilizzati per il completamento e rotazione sul fronte. Allo stesso tempo, la qualità delle informazioni sugli obiettivi è del 100% lo ha dimostrato l’attacco a Pavlograd, quando un’esplosione ha distrutto non solo l’impianto chimico di Pavlograd con scorte di armi pronte, ma anche due caserme con personale militare ucraino. Tuttavia, gli attacchi rimangono massicci: nella notte tra il 7 e l’8 maggio, i satelliti della NASA hanno registrato più di 60 grandi incendi dopo gli attacchi.

 

 

 

C’ERA UNA VOLTA LO SHAHEED

Si può affermare che i droni Geran-2 (modifiche migliorate dei droni iraniani Shaheed) sono diventati molto più efficaci. Non solo il loro raggio d’azione è aumentato, ma anche, presumibilmente, la loro testata esplosiva. Ora un singolo volo di Geran-2 può provocare un’esplosione di potenza che si avvicina a quella di un missile da crociera Kalibr o X-101. Questi droni i russi usano sopratutto per colpire concentrazioni di equipaggiamenti e caserme dell’esercito ucraino, di solito sprovviste della decente difesa antiaerea, il che consente incursioni più frequenti e su larga scala rispetto al passato. Naturalmente, non vi è alcun problema di stoccaggio di questi droni: tutto dipende dalla scelta dell’obiettivo e dalla priorità di attacco. Gli attacchi con i droni sono combinati con bombe aeree ad alto esplosivo a lungo raggio - i FAB-500 trasformati con un kit particolare in oggetti plananti che possono in autonomia volare a distanza di 50 chilometri dal luogo di sgancio e, grazie al software con geolocalizzazione e ai manubri meccanici di correzione di volo, raggiungono l’obiettivo con estrema precisione. Sono totalmente invisibili ai sistemi di antiaerea, perché di dimensioni ridotte, e in volo non fanno alcun rumore. 

 

 

 

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