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Controffensiva ucraina fermata: "Gravi perdite", ma Zelensky ha un'arma segreta

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Nicolai Lilin
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La tanto attesa controffensiva ucraina è iniziata, come era previsto, con un tentativo dei gruppi tattici meccanizzati di sfondare contemporaneamente le difese russe in diversi settori della linea del fronte. Però già il mattino del 6 giugno, dopo alcune ore dei duri combattimenti, è emersa tutta la debolezza di questo tipo di strategia. Effettivamente, anche le persone distanti dall’ambiente militare possono comprendere che un’offensiva in sette direzioni diverse con le forze di solo cinque brigate operative è destinata al fallimento. In poche ore l’esercito ucraino ha perso oltre 1.600 soldati, 28 carri armati (tra cui otto Leopard se si crede alle dichiarazioni del ministero della Difesa russo) e tre carri gommati AMX-10 di produzione francese (abbandonati nel corso della battaglia evidentemente per il malfunzionamento dei sistemi di puntamento, al riguardo ci sono le conferme video riprese dai droni di monitoraggio russi), 136 mezzi di trasporto di varia tipologia, tra cui 79 veicoli di produzione occidentale. Nonostante l’insuccesso della prima ondata d’assalto, le autorità militari ucraine hanno gettato i loro reparti (stremati e alla fine poco motivati) contro le difese russe per altre due volte. L’esito di questa fase iniziale della controffensiva è spaventoso. In totale, durante 3 giorni di combattimenti in tutte le direzioni, le perdite delle forze armate ucraine ammontano a 3715 militari, 52 carri armati, 207 veicoli corazzati da combattimento, 134 veicoli leggeri, 5 aerei, 2 elicotteri, 48 obici trainanti da campo e 53 veicoli aerei senza pilota (droni).

GROSSO RISCHIO
L’esercito ucraino ha corso un grosso rischio sperando di conquistare le posizioni russe assaltandole con truppe numericamente limitate. In pratica gli ucraini hanno gettato al vento cinque brigatedi riserva del corpo d’assalto, accuratamente preparate per la controffensiva. In totale si tratta di circa un quarto di tutte le unità disponibili per lo sfondamento delle linee russe. Seguendo le informazioni diffuse dagli ucraini stessi, sono 18 brigate in tutto. Otto battaglioni meccanizzati e di carri armati, che avevano intrapreso l'offensiva secondo tutti gli standard Nato hanno potuto costringere i militari russi a ritirarsi soltanto dai loro avamposti verso le zone di combattimento difese dalle compagnie, tra le quali gli ucraini hanno perso l’iniziativa, iniziando a sbandare, in parte ritirandosi e in parte rimanendo bloccati.

Ciò che colpisce immediatamente è il numero relativamente basso dei veicoli da combattimento corazzati distrutti in questa fase dell’operazione. La maggior parte dei mezzi impegnati dalle truppe ucraine sono le autoblindo leggere, le automobili civili alcune delle quali corazzate “artificialmente” con le lastre di metallo, i pick-up e altri mezzi che possono andar bene per trasporto truppe nelle retrovie, ma per nessun motivo dovrebbero trovarsi in prima linea durante l’avanzata contro le posizioni difese da armi in grado di distruggere persino i carri armati. Le elevate perdite di personale ucraino confermano questa triste realtà. Anche la perdita dei circa sessanta sistemi di artiglieria entro la sera del 6 giugno dimostra che la prevalenza dei russi nel duello dell’artiglieria è più che evidente. I russi possiedono più obici, hanno più munizioni e sono in grado di adoperarli con più efficienza grazie al fatto che durante i mesi di preparativi hanno tarato i loro cannoni rispetto al territorio su quale si trovano, mentre gli ucraini sono in movimento sul territorio che conoscono poco.

I combattimenti più feroci si sono verificati nel settore difeso dalla 37ª Brigata Motorizzata di Fucilieri dell’esercito russo, che ha incassato il colpo principale delle due brigate d’élite delle forze armate ucraine (Marines e Jaegers). I russi hanno causato ingenti danni agli attaccanti, hanno preso diversi prigionieri. Il comando ucraino ha commesso l’errore di trascinare un numero eccessivo di pezzi d’artiglieria su una sezione ristretta del fronte. Lo hanno fatto sperando, con il fuoco massiccio d’artiglieria, di provocare dei danni maggiori alle difese russe per aiutare ai gruppi tattici di aprire la breccia nella linea russa che con tempo avrebbero potuto allargare con impegno dei reparti di riserva. Non è sbagliato come ragionamento, ma purtroppo non è applicabile nella realtà in cui il nemico dispone non solo di artiglieria supere, ma anche di un’aviazione che domina il cielo. In effetti già durante il primo attacco aereo dei russi sulla concentrazione dell’artiglieria Ucraina in quel settore, l’esercito di Kiev ha perso circa il settanta percento dei propri obici trainati.

Le linee della difesa russa sono state organizzate in modo tale da creare un’ampio spazio strategico tra gli avamposti e le linee pesantemente difese. Ritirandosi dagli avamposti verso le linee di difesa che si trovavano qualche centinaio di metri indietro, i russi hanno creato l’impressione di aver abbandonato le posizioni e di aver iniziato a fuggire. Gli ucraini hanno aumentato il ritmo d’assalto, credendo di stare avanzando su posizioni poco attrezzate, dietro le quali non c’era nulla. Ignorando le azioni di contenimento lungo l’ampio fronte, le brigate d'assalto si sono precipitate nel punto più debole, come sembrava loro, della difesa russa, di fatto trovandosi in un imbuto mortale dal quale sono riusciti a fuggire in pochi. I fucilieri della 37ª brigata russa hanno costretto i reparti ucraini a violare le disposizioni dei loro comandanti: invece di mantenere la giusta distanza di centinaia di metri e proseguire dritto dietro i carri armati, la fanteria ha iniziato a sparpagliarsi lungo i fianchi, confondendo la direzione d’attacco, andando verso le posizioni secondarie dei russi nascoste nei frutteti.

Avanzando senza copertura dei carri armati, i fanti ucraini, armati solo di armi leggere, sono finiti sotto il fuoco dei mortai maneggevoli di calibro ridotto, che però a breve distanza hanno causato enormi danni alla fanteria ucraina. Immediatamente sono arrivati i velivoli russi, aerei ed elicotteri, tagliando fuori l'artiglieria di supporto delle brigate d'attacco, ormai consapevoli di essere rimaste accalcate davanti alla vera prima linea di difesa. Mentre l’aviazione russa stava demolendo l’artiglieria nelle retrovie dei gruppi d’assalto ucraini, i sistemi pesanti di lancio multiplo dei razzi reattivi non guidati con testate termobariche TOS 1A e i sistemi di razzi reattivi non guidati GRAD e URAGAN hanno colpito in pieno i reparti d’assalto sparpagliati sulla prima linea disposti in una sola fila e non in tre distanziate tra loro, come vorrebbe la tattica d’assalto. I militari ucraini sopravvissuti hanno condiviso diversi video nei quali incolpano i propri comandanti di averli mandato al massacro.

CONCLUSIONI
Le ultime tre settimane di graduale aumento di tentativi di sondare le difese dei russi con «ricognizioni di battaglia» dalla Punta di Kiburna ai confini dell'Oblast di Belgorod hanno completato la prima fase dell’offensiva ucraina. Il secondo atto è iniziato, e sono iniziati i tentativi di sfondare la linea di difesa in luoghi previsti. I primi quattro giorni dell'offensiva hanno mostrato la fallacia della pianificazione del quartier generale ucraino, tutti i tentativi di tagliare la prima linea di difesa russa sono falliti. Con perdite inaccettabili per una simile strategia. Ad ogni caso, mi affretto a deludere quei sostenitori della Russia impressionabili che sono già caduti nell’euforia della vittoria, perché le battaglie più pesanti sono ancora avanti, nelle prossime due settimane vedremo svolgersi ripetute onde d’assalto contro le linee russe (a meno che l'offensiva non venga interrotta per diretto ordine di Zelenskij, ma non credo che questo succeda). La geografia degli attacchi si espanderà fino a quando l’esercito ucraino non individuerà la sezione più promettente del fronte, dove potrà tentare la fortuna concentrando la potenza di fuoco e le brigate meccanizzate e di carri armati d'élite sull’area di almeno una ventina di chilometri.

Cinque brigate perse finora sono certo un colpo duro, però non significano la disfatta totale dell’apparato bellico di Kiev. L’esercito ucraino non ha ancora perso la capacità di combattere e i russi sanno che ancora presto per rilassarsi. Probabilmente gli ucraini si toglieranno la polvere di dosso, riceveranno rinforzi ed equipaggiamento, si riorganizzeranno e molto presto ci riproveranno ad attaccare. Costruiranno la loro forza d'attacco nel sito precedente o cercheranno di precipitarsi nell'altro, su questo non sappiamo niente e possiamo solo ipotizzare. La distruzione della diga della centrale idroelettrica di Kakhovka libera le forze di almeno quattro brigate dalla direttrice di Kherson; sono già in viaggio, in grado di creare un centro di tensione a Zaporizhzhia, odi unirsi al principale "asso nella manica" dell'esercito ucraino, il corpo d'assalto con equipaggiamento e i mezzi occidentali, che nessuno ancora sa per certo dove colpirà. 

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