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Prigozhin, destino segnato: "Non mi stupirei se...", chi lo vede già morto

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Evenji Prigozhin dopo il tentato golpe a Mosca si è dovuto ritirare in Bielorussia. In queste ore si discute tanto su quali fossero le reali intenzioni del capo della Wagner. Voleva davvero arrivare a Mosca? Voleva spaventare Putin? Voleva assicurarsi una via di fuga dopo i dissidi con i generali dello Zar? I contorni di questa vicenda sono piuttosto incerti, ma di fatto diversi analisti provano a far chiarezza sulle mosse di Progozhin e anche sul destino di Vladimir Putin. Tra questi c'è Alexander Dunaev, esperto del Russian International Affairs Council (Riac) e collaboratore di Carnegie Politika. All'Adnkronos fa il punto di quanto accaduto e spiega: "Il Cremlino ne è uscito indebolito e, anzi, ha perso da un punto di vista politico", sostiene l’esperto russo, che invita a concentrarsi sulla figura del fondatore della Wagner che da mesi chiede le dimissioni del ministro della Difesa, Sergei Shoigu, e del capo di Stato maggiore, Valery Gerasimov, per i loro insuccessi in Ucraina.

"Già da tempo giravano voci che Prigozhin fosse nel mirino delle forze armate e che si sentisse minacciato personalmente", prosegue Dunaev, ricordando l’annuncio delle autorità russe che ha preceduto di alcuni giorni la cosiddetta 'Marcia su Mosca secondo cui tutti i volontari' delle compagnie militari private, come appunto la Wagner, sarebbero confluiti nel ministero della Difesa. "Per Prigozhin questo avrebbe significato non avere più il suo esercito privato e che la sua sicurezza personale non era più garantita", sottolinea l’esperto del Riac, secondo cui il fondatore della Wagner ha deciso di lanciare la sua sfida al Cremino per "trovare una via d’uscita". L’esperto del Riac ragiona quindi sul futuro di Prigozhin, destinato ad andare in Bielorussia, come annunciato anche dal Cremlino.

 

"Se non scappa in Africa, non so quanto potrà rimanere in Bielorussia. Magari è riuscito a ritardare la propria fine, ma non ad assicurarsi una vecchiaia serena", rimarca Dunaev, ricordando come nelle scorse ore sia stata smentita l’archiviazione del procedimento penale aperto nei suoi confronti. Poi però arriva una vera e propria profezia sul destino che potrebbe toccare al leader della Wagner: "Lukashenko non credo gli permetterebbe di organizzare una compagnia privata sulla falsariga della Wagner - sostiene Dunaev - Non mi sorprenderei se tra qualche tempo venissimo a sapere che Prigozhin non è più tra noi. Quando poteva contare sul suo esercito di 25mila uomini era fisicamente difficile eliminarlo, adesso non lo so". Infine una previsione su cosa accadrà a Valdimir Putin: "Putin - conclude Dunaev - non ha una forza capace di fare la guerra e nemmeno di mantenere la stabilità all’interno del Paese, ma non penso che possa essere rovesciato da un giorno all’altro. Anche se la popolazione russa è un pò lenta nel percepire cambiamenti, perfino i suoi sostenitori si stanno svegliando, mentre per le èlite la sua debolezza è già evidente. Dopo questi fatti per lui diventerà ancora più difficile gestire il sistema politico russo, ma qua la situazione è tale che deve cambiare qualcosa". 

 

 

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