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Cina, "legami tra i vertiti del partito comunista e criminali italiani"

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I legami tra la leadership di Pechino e alcune reti criminali, anche in Italia, sarebbero più forti e intricati di quanto ci si possa aspettare, come rivelato dall'inchiesta del giornalista investigativo americano Sebastian Rotella pubblicata su ProPublica. Ne scrive Giulia Pompili sul Foglio. Si tratta di un'inchiesta che fa luce sulla presunta connessione tra le attività benefiche cinesi, la criminalità cinese nel nostro paese e i funzionari del governo di Pechino.

 

 

 

Un primo esempio di questi legami è rappresentato dalla “stazione di polizia d’oltremare” cinese in Italia con sede a Prato, che oggi però risulta chiusa. Si trattava di un’associazione che ufficialmente rilasciava patenti di guida, ma che in realtà - secondo analisti ed esperti - aveva invece una funzione di spionaggio della comunità cinese nell’area. Nella foto d’inaugurazione della stazione a Prato ci sarebbe anche Zheng Wenhua, detto Franco, considerato un esponente di spicco della malavita cinese. Quest'ultimo, come si legge sul Foglio, rimase coinvolto nell'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia denominata China Truck, finita nel 2018 con una trentina di arresti e una novantina di imputati accusati di reati come usura, riciclaggio e associazione criminale di stampo mafioso. 

 

 

 

Tra gli imputati di quel processo ci sarebbe anche il presunto boss, Zhang Naizhong. Lo stesso che nel 2017 avrebbe accompagnato un “alto funzionario” della delegazione cinese in visita a Roma dall’allora presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. "A volte i paesi dove i gangster cinesi si stabiliscono sono scelti con il sostegno di alleati corrotti nell’élite del Partito comunista, che si assicura sicurezza locale e aiuti in termini di trasporto e riciclaggio", ha spiegato una fonte a Rotella. Nel frattempo, però, non si starebbe facendo abbastanza per contrastare quest'onda criminale in arrivo dalla Cina. Nemmeno in Italia. Come rivelato da una fonte d’intelligence al Foglio, infatti, il reparto del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza che si occupa di Cina sarebbe ancora troppo sguarnito. Un problema che accomunerebbe diversi paesi occidentali, che si trovano così in balia della minaccia cinese su più fronti: sicurezza, business, infrastrutture.

 

 

 

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