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Scontri interreligiosi in Nigeria, almeno 500 morti

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La Santa Sede esprime orrore e preoccupazione

Eleonora Crisafulli
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È di circa 500 morti il bilancio degli scontri interreligiosi di ieri in Nigeria. Uomini armati di machete hanno attaccato i due villaggi a maggioranza cristiana dello Stato di Plateau, Zot e Dogo-Nahawa, uccidendo donne e bambini. Secondo fonti locali, ad attaccare i contadini stanziali di religione cristiana ed etnia Berom sarebbero stati i pastori nomadi musulmani di etnia Fulani. Ieri sera il capo di Stato ad interim, Goodluck Jonathan, ha posto in stato d'allarme l'esercito del Plateau e degli stati confinanti, con l'ordine di «catturare i responsabili delle violenze e contrastarne il propagarsi oltre il confine dello stato». In relazione “all'episodio abominevole”, 95 persone sono state arrestate, secondo quanto riferito dal responsabile per la comunicazione, Dan Majang. Il massacro di Jos - La zona, tra il nord a maggioranza musulmano e il sud cristiano, era già stata teatro di massacri, legati a motivi interetnici e interreligiosi. A metà gennaio a Jos, capitale dello Stato, tre giorni di scontri tra cristiani e musulmani avevano provocato oltre 400 vittime e 4000 feriti, stando alle cifre fornite dal Congresso nigeriano per i diritti civili. Preoccupazione e orrore - La Santa Sede ha definito la situazione allarmante, esprimendo, tramite il portavoce padre Federico Lombardi, «preoccupazione e orrore», nonostante si ritenga che «non si tratti di scontri di natura religiosa, ma sociale».  Anche il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, si è detto «profondamente preoccupato» per le violenze «agghiaccianti», e ha invitato tutte le parti a tornare a dialogare e «lavorare assieme per risolvere questa crisi».

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