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Golpe in Niger, agguato a Macron: "Stop alle vendite", la vendetta di Putin

Albert Doinel
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Sono due gli italiani bloccati a Niamey, capitale del Niger, dove è in corso un colpo di Stato condotto dal generale Abdourahamane Tchiani dietro cui si staglia l’ombra della Russia, che ha provocato la deposizione del presidente filo-occidentale Mohamed Bazoum. Si tratta di un pilota e un motorista della Heli World di Agnani, azienda di manutenzione aeronautica della provincia di Frosinone. «Siamo costantemente in contatto con il nostro personale e con l’ambasciata. Ma siamo molto preoccupati per una situazione di forte tensione. Saremmo molto più tranquilli se il nostro personale venisse quantomeno trasferito in un’area più protetta», ha dichiarato Domenico Beccidelli, amministratore della Heli World. I due italiani, specialisti in elicotteristica civile, si trovano a Niamey per la manutenzione di una serie di velivoli di una compagnia petrolifera.

 


GLI ALTRI SONO AL SICURO
Da tre giorni sono chiusi in albergo e hanno ricevuto l’invito dall’ambasciata italiana in Niger a non uscire e nemmeno affacciarsi alle finestre per scongiurare il rischio di pallottole vaganti. Per il momento non sembrano esserci le condizioni di sicurezza necessarie per un trasferimento in una delle strutture militari. «Si segue minuto per minuto l’evoluzione in Niger. Al momento sono poco meno di 100 gli italiani civili presenti nel Paese africano, e poi altri 400 militari che fanno parte di un contingente, ma non si trovano nella capitale. Sono tutti in sicurezza», ha detto a Rai News 24 il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Ieri sera, Tajani, il collega alla Difesa Guido Crosetto e i vertici dell’intelligence italiana sono stati convocati dal primo ministro Giorgia Meloni per una riunione d’urgenza su quanto accade in Niger, perché la situazione rischia di sfuggire di mano e necessita di risposte immediate.

 


PER PARIGI È UN DISASTRO
L’Ue e gli Stati Uniti hanno manifestato il loro appoggio all’Ecowas, la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale, che ha lanciato un ultimatum di 7 giorni ai golpisti, minacciando anche un intervento militare per riportare al comando il governo del presidente destituito Mohamed Bazoum. Gli uomini dell’autoproclamato leader Abdourahamane Tchiani hanno ribattuto denunciando in particolare l’ingerenza della Francia, che ha visto domenica la sua ambasciata a Niamey attaccata. «In linea con la sua politica di ricerca di modi e mezzi per intervenire militarmente in Niger, la Francia, con la complicità di alcuni nigerini, ha tenuto una riunione presso la sede della Guardia nazionale del Niger per ottenere le necessarie autorizzazioni politiche e militari», si legge nel comunicato dei golpisti, che ieri mattina hanno arrestato quattro ministri e il leader del partito di Bazoum (Partito nigerino per la Democrazia e il Socialismo), Fourmakoye Gado. Il golpe a Niamey suscita a Parigi molte preoccupazioni non solo dal punto di vista politico ma anche economico. Il 15-17% dell’uranio importato dalla Francia per far funzionare le sue centrali nucleari proviene infatti dal Niger.

 

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