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Azerbaigian, atto di guerra: "Operazione armata in Nagorno-Karabakh"

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Cresce la tensione tra l'Azerbaigian e l'Armenia dopo che Baku ha deciso di lanciare delle “attività antiterrorismo” nella regione del Nagorno-Karabakh, abitata da una maggioranza etnica armena, che è situata all’interno dei confini azeri internazionalmente riconosciuti. L'obiettivo di questa operazione sarebbe quello di “ripristinare l’ordine costituzionale della Repubblica dell’Azerbaigian” o, detto in altri termini, quello di occupare tutti i territori ancora sotto il controllo della repubblica sostenuta dall'Armenia. Lo ha annunciato il ministero della Difesa azero in un comunicato. Poco dopo, come si legge su Repubblica, ci sono state delle esplosioni nella capitale de facto della regione separatista, Stepanakert, e nelle città di Askeran e Martakert. I separatisti filo-armeni hanno denunciato che le forze azere "hanno violato il regime di cessate il fuoco lanciando attacchi missilistici e di artiglieria".

Il Ministero degli Esteri azero, intanto, ha chiesto il ritiro completo delle truppe di etnia armena e lo scioglimento del governo separatista. Nello stesso comunicato, poi, gli azeri hanno riferito che “il comando del contingente di mantenimento della pace della Federazione Russa e la leadership del Centro di monitoraggio turco-russo (incaricato di monitorare la tregua del novembre 2020, ndr) sono stati informati delle attività in corso”.

 

 

 

Dal canto suo, Mosca si è detta preoccupata per la "repentina escalation" in Nagorno-Karabakh e ha chiesto ad Armenia e Azerbaigian di rispettare la tregua. Di qui l'appello della portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, che ha invitato a "mettere fine allo spargimento di sangue". Un appello simile è stato lanciato anche da Toivo Klaar, il rappresentante speciale Ue per il Caucaso meridionale, che ha chiesto un cessate il fuoco immediato “per consentire un dialogo autentico tra Baku e gli armeni Karabakh”.

 

 

 

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