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Slovacchia, il Fico rosso che fa impazzire il Pd. Vince le elezioni e lo vogliono far fuori

Robert Fico

Mirko Molteni
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Alle urne in Slovacchia ha vinto una sinistra diversa, sovranista e che non piace alle sinistre occidentali. Anzi le fa andare fuori di testa. Dopo le elezioni di sabato nel piccolo paese da 5 milioni di abitanti, lo spoglio di ieri ha incoronato vincitore, con maggioranza relativa, il partito socialdemocratico Smer dell’ex premier Robert Fico, 59 anni, che già ha guidato l’esecutivo di Bratislava dal 2006 al 2010 e poi ancora dal 2012 al 2018. Ha puntato molto sul proteggere la Slovacchia dalle ondate migratorie, né più né meno di quanto fatto nella vicina Ungheria dal premier Viktor Orbán, che è invece espressione del partito di destra Fidesz.

L’AMICO ORBÁN - Ora Fico si presenta di nuovo come un altro Orbán anche riguardo alla guerra fra Russia e Ucraina. Non a caso è stato proprio Orbán fra i primi a felicitarsi con lui. Il premier magiaro ha postato, dando a intendere una futura collaborazione: «Indovina chi è tornato? È sempre bene lavorare con un patriota». Per le sinistre occidentali, Fico non è solo “il compagno che sbaglia”, è un vero pericolo perché la sua vittoria scombina i loro schemi mentali. Evidenzia come nell’Europa dell’Est resista l’idea di partiti a vocazione sociale che mantengano anche una forte base popolare e patriottica, diversamente da quanto accaduto in Italia e altri paesi occidentali, con la virata dei “rossi” nostrani in chiave radical-chic, impastoiata nelle ideologie di impossibili mondi perfetti e lontana dai sentimenti popolari.

 

 

 

Così si spiegano appelli come quelli del capodelegazione del Pd al parlamento europeo, Brando Benifei, che invoca «l’espulsione di Smer dal Partito Socialista Europeo se andrà al governo con la destra e attuerà un disimpegno nei confronti dell’Ucraina e dell’Alleanza Atlantica». Tocca a Pina Picerno, vicepresidente dem a Bruxelles: «Nella comunità politica dei socialisti europei non c'è spazio per chi è asservito a Putin e alla propaganda del Cremlino». Filippo Sensi, senatore del Pd: «Fico è incompatibile coi valori Ue». Se l’Ungheria è sempre stata finora il paese Nato, Turchia esclusa, che più vuol tenere rapporti cordiali con Mosca, ora la Slovacchia rivaleggia con lei. Con soddisfazione della stessa Budapest. Fico ha promesso in campagna elettorale di interrompere il sostegno militare all’Ucraina e proseguire la linea dura sui migranti, addirittura dicendosi «pronto a usare la forza». Anatema su di lui dal progressismo occidentale, senza riflettere sul fatto che un primo ministro slovacco deve mettere al primo posto gli interessi dei suoi concittadini e il diritto a non essere invasi.

Ora che la sua compagine ha vinto le elezioni con il 22,9 %, superando i rivali socialisti del Ps, fermi al 17,9 %, è a lui che la presidente della repubblica, Zuzana  Caputová, dovrebbe affidare l’incarico di formare una coalizione di governo. E anche se il capo dei socialisti, Michal Šime ka,ha promesso che farà «tutto il possibile per evitare che Fico vada al governo», si profila una possibile alleanza dello Smer con un partito di sinistra moderata, Hlas, col 14,7 %, il cui leader, Peter Pellegrini, ha glissato sul problema delle armi all’Ucraina, per non esporsi. Fico ha ribadito nelle scorse ore il suo piano: «Se andremo al governo, nessun singolo proiettile andrà ancora all'Ucraina. Uccidere di più non aiuta nessuno». Ha inoltre aggiunto: «La Slovacchia ha problemi più grandi dell’Ucraina. Peccato che l’argomento più importante delle elezioni sia stato se avremmo inviato armi o no. Il popolo slovacco ha i suoi seri problemi, ed è una priorità per noi risolverli».

IL PROGRAMMA - Fra le prime decisioni di un suo governo pronostica: «Ripristinare il controllo al confine con l’Ungheria». In realtà, il leader di Smer precisa di essere «d’accordo con aiuti umanitari e per la ricostruzione dell’Ucraina, ma non con l’invio di armi». Finora la Slovacchia ha dato a Kiev una quantità limitata di armamenti, fra cui 13 vecchi caccia Mig-29 da usare come fonti di pezzi di ricambio per i Mig-29 dell'aviazione ucraina e 24 semoventi Zuzana di fabbricazione nazionale slovacca, costituiti da un cannone da 155 mm (compatibile con le munizioni di calibro Nato) montato su un grosso camion Tatra a 8 ruote. Per quanto sia tra i fornitori minori delle forze ucraine, una Slovacchia che si tira indietro, lancia un segnale politico forte, dovuto al generale dilemma sulla durata del conflitto e sui suoi costi crescenti.  

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