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Mar Rosso, la fregata Fasan: nave italiana contro gli Houthi

Mirko Molteni
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Il capo del Pentagono Lloyd Austin ieri, dopo l’incontro coi vertici politici e militari israeliani, ha annunciato che Washington interverrà decisamente contro gli Huthi, i ribelli sciiti dello Yemen i cui attacchi con missili e droni per dar man forte a Hamas stanno minacciando la navigazione nel Mar Rosso e di conseguenza anche nel Canale di Suez. «Stiamo agendo per costruire una coalizione internazionale che affronti questa minaccia», ha detto Austin. Della missione navale internazionale, a guida USA, che protegga la strategica rotta, farà parte anche la Marina Italiana. Fonti vicine al Ministero della Difesa sostengono: «È stato chiesto anche all'Italia di partecipare a questa missione. Sono in corso le valutazioni del caso e già domani (oggi per chi legge, n.d.r.) si avrà una riunione in cui verranno affrontati i dettagli. Una simile missione è in linea con la nostra Costituzione ed è a tutela degli interessi economici del Paese, dato che da Suez passa circa l'80% del commercio navale da e per l'Italia». Il nostro Paese contribuirà con una nave del tipo FREMM (Fregata Europea Multi-missione), una fregata che, date le sue capacità antiaeree, è indicata per difendere le unità mercantili.

Sempre secondo fonti di Libero, a essere inviata nell'area sarà la FREMM Fasan, che già in febbraio è previsto assuma la guida della missione antipirateria Atalanta. Ma inviandola con un mese d'anticipo, potrà svolgere una missione di Maritime Awareness, ovvero sorveglianza della zona con i suoi radar, i cui dati possono essere condivisi con gli alleati. Tipica FREMM, la Fasan è lunga 144 m, disloca 6900 t ed è armata con missili antiaerei Aster. Stesse armi con cui la francese Languedoc, anch'essa una FREMM, ha abbattuto droni Huthi il 9 dicembre. La questione è delicatissima: lo Yemen si era appena placata la guerra per procura fra Iran e Arabia Saudita. Lloyd Austin ha confermato che si consulterà coi ministri della Difesa della regione arabica, spiegando: «Gli attacchi Huthi sono pericolosi e violano il diritto internazionale. È un problema non solo americano, ma internazionale e richiede una risposta internazionale».

 

 

 

IL GREGGIO SALE

Ieri la situazione è ancor più precipitata dopo che il colosso britannico British Petroleum ha annunciato che «alla luce del deterioramento della situazione nel Mar Rosso, abbiamo deciso di sospendere temporaneamente tutti i transiti da quelle acque». Le petroliere targate BP, quindi, si uniscono alle navi di varie altre compagnie nell'evitare l'imbuto che le conduce a Nord fino a Suez, porta per il Mediterraneo e i mercati dell'Europa. Imbuto reso pericoloso dai crescenti attacchi delle milizie Huthi yemenite, armate dall'Iran, che conducono una loro “guerra parallela” al fianco di Hamas.

Ieri è stata bersagliata la petroliera Swan Atlantic, battente bandiera delle Isole Cayman, carica di prodotti petrolchimici, ma è intervenuta in suo soccorso una nave da guerra americana, il cacciatorpediniere Carney. Intanto l'United Kingdom Maritime Trade Operations, ente britannico, che monitora le rotte del Medioriente, ha riferito di un incidente nello stretto di Bab el-Mandeb, al largo del porto yemenita di Mocha, dove «una possibile esplosione in acqua» a circa 2 miglia nautiche da un'altra nave.

Tali notizie hanno già iniziato a far lievitare i prezzi degli idrocarburi. Nel pomeriggio il greggio Brent è aumentato del 2,7%, a 78,64 $ al barile, mentre il greggio USA è salito del 2,8%, a 73,44 $ al barile. Anche le quotazioni del gas sul mercato europeo sono salite, di ben il 7,7% a 35,75 € al MegaWatt/ora. Mentre la BP imponeva l'alt alle sue petroliere, decidevano di far deviare le loro grandi portacontainer anche tre colossi della navigazione commerciale dell'Estremo Oriente, la taiwanese Evergreen e le cinesi Cosco e Ooc. Per la Cosco, in particolare, è una battuta d'arresto nella sua sospettata funzione di cavallo di Troia della Marina Cinese nel conquistare punti di appoggio segreti, logistici e di intelligence, nei grandi porti di tutto il mondo. Pechino avrà forse da ridire con Teheran affinché tenga al guinzaglio gli Huthi. Quelle di ieri sono solo le ultime compagnie ad aver messo in quarantena il Mar Rosso, in un effetto cascata che può travolgere il 12% del traffico navale mercantile mondiale, tanta è la percentuale che passa dal “collo di bottiglia” di Suez.

 

 

 

LA TASK FORCE USA

Già la danese Maersk, la tedesca Hapag-Lloyd e l'italo-svizzera MSC hanno sospeso l'attività laggiù. Ecco perché gli americani hanno pronto il nome “Operazione Prosperity” perla nuova missione, a evocare l'importanza di Suez per la prosperità dell'Occidente. Il Pentagono potrebbe aggregarla attorno alla preesistente Task Force 153 di base nel quartier generale della US Navy in Bahrein, sede della 5° Flotta. Già alla portaerei Eisenhower è stato ordinato di volgersi verso Aden. Washington punta a coinvolgere, fra gli stati della regione, Giordania, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Qatar, Oman, Egitto e Bahrein. 

 

 

 

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