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La nuova Russia così simile alla vecchia Urss: lo spettro del passato

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«Un tempo», dice il giovanotto con gli occhi ardenti «arrivarono i turchi a uccidere gli armeni; poi i turchi se ne andarono, arrivarono i britannici e gli armeni uccisero i tatari; poi i britannici ripartirono e i tatari uccisero gli armeni, tutti si ammazzavano a vicenda, io elimino te e tu elimini me, e non era affatto una cosa buona. Perché tutti questi ammazzamenti? Perché?» chiede. «Io sono musulmano, tu sei cristiano e sono obbligato a ucciderti. Tu dici: tu sei musulmano, io sono cristiano, quindi dovrei ucciderti. Non va bene. Perché? Io ti massacro oggi – tu mi massacri domani. Adesso siamo tutti uguali, tutti fratelli, e non dobbiamo più massacrarci a vicenda». È passato un secolo da questo discorso di pace, riportato nel bellissimo libro on the road, scritto di getto dallo scrittore polacco Israel Joshua Singer, La nuova Russia (Adelphi, 19 euro, pp. 276), tradotto da Marina Morpurgo e pubblicato in questi giorni in anteprima mondiale, eppure l’umanità non si è ancora dimostrata all’altezza di ribaltare il corso della storia. Né, tanto meno, di far defluire le sue mefitiche acque in un pozzo nero e non nel ventre dei vivi, costretti a rinnovare il verbo del male e della sopraffazione. (...)

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