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Europee, allarme dell'intelligence: "Attacco ibrido", il piano di Cina e Russia per colpire l'Italia

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In tempi di elezioni europee e presidenza italiana del G7, la nostra intellicence ha molto da lavorare. Naturalmente sotto traccia, come ogni servizio di sicurezza deve fare. L'obiettivo è contrastare eventuali campagne a opera di Ruusia e Cina che possano riguardare il nostro Paese. L'allarme su una possibile interferenza elettorale è stato subito raccolto anche dal Gruppo di Lavoro G7 sulla sicurezza cibernetica che si è incontrato a maggio e dal ministero dell’Interno. Una minaccia ibrida, realizzata grazie a vari strumenti: dalle campagne di disinformazione, passando per lo spionaggio, le attività cyber e le infiltrazione nel mondo universitario.

Come riporta il Tempo, nel 2023 la Cina si è data da fare sul versante della minaccia informatica. Infatti, secondo fonti dei servizi segreti, "si è confermata come uno degli attori principali" caratterizzato da "elevata sofisticazione e da un alto livello di maturità operativa". La Russia, dal canto suo, non è rimasta ferma a guardare. Mosca, in questa fase storica, è attivissima a causa della guerra in Ucraina. Il Cremlino, infatti, è impegnato in numerose "campagne multivettoriali" a danno dell’Italia e dell’Occidente. Come in passato l'Unione sovietica era solita fare.

 

 

Ma non ci sono solo armi e arsenali. Russia e Cina, per condizionare l’opinione pubblica rispetto alla percezione del proprio Stato, si servono anche del soft power. Per quanto riguarda il dominio dell’informazione, per i nostri 007 "Pechino è in grado di condurre operazioni informative tese a influenzare la percezione dell’opinione pubblica all’estero in modo favorevole agli interessi della Repubblica Popolare Cinese, accreditandosi come partner affidabile e di rilievo e ricorrendo anche a noti influencer per promuovere un’immagine positiva del Paese". Una strategia, quella del Dragone, confermata anche dal cosiddetto China index 2022 che inserisce l’Italia al 22esimo posto a livello mondiale per la sua esposizione all’influenza cinese. Soprattutto in campo accademico, un fattore che pesa per il 47% contro il 34% della media europea. 

Per quanto riguarda la Russia, invece, vanta legami profondi e consolidati con il nostro Paese. Nel 2021 Massimiliano Di Pasquale e Luigi Sergio Germani, quest’ultimo direttore scientifico dell’istituto Gino Germani, hanno pubblicato uno studio su "L’influenza russa sulla cultura, sul mondo accademico e sui think tank italiani". Nella ricerca si distinguono due diversi tipi di intellettuali ed esperti di politica estera filorussi in Italia: i neo-eurasisti e i Russlandversteher (ovvero il "simpatizzante"), che dopo 45 anni di egemonia culturale del PCI, oggi tentano di influenzare l’orientamento dell’opinione pubblica in favore di Mosca. "L'antiamericanismo tra le élite politiche italiane e tra un pubblico più ampio - si legge nell'elaborato - fu rafforzato dalle misure attive del KGB. Questi atteggiamenti, sopravvissuti al crollo dell'Unione Sovietica, hanno continuato a persistere". Poi, con l'aiuto della rete, anche nel 2023 "gli apparati di informazione legati al Cremlino hanno continuato a operare all’interno del dominio dell’informazione - scrive l’intelligence italiana - per minare la coesione europea e la fiducia dei cittadini nelle Istituzioni sia nazionali che dell’Unione Europea e dell’Alleanza Atlantica".

 

 

 

 

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