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Russia, "commandos e ordini di precisione". Il blitz ucraino a nord di Mosca cambia la guerra

Giovanni Longoni
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Ogni volta che la Russia sembra vincere la guerra, succede qualcosa che ribalta l’esito dello scontro. Cosa inevitabile quanto più un conflitto si allunga nel tempo. Ieri l’Ucraina ha inferto a Putin e soci due colpi notevoli: ha fermato il tentativo avversario di riprendersi i territori perduti nel Kursk e ha colpito un deposito missilistico a nord di Mosca. La controffensiva russa nella regione di Kursk sotto il controllo di Kiev è stata fermata, ha detto il portavoce del comando regionale ucraino, precisando che in questa zona si trovano «diverse migliaia» di civili russi.

I russi «hanno tentato di attaccare dai fianchi ma sono stati fermati, la situazione si è stabilizzata e oggi è tutto sotto controllo», ha detto Oleksii Dmitrashkivski. «Hanno ottenuto alcuni piccoli risultati, ma questo successo ora è diventato per loro un virtuale accerchiamento», ha concluso Dmitrashkivski.

Ma ancora più significativa la notizia che i droni ucraini hanno distrutto un magazzino contenente missili e munizioni di artiglieria nella Russia occidentale. I video, pubblicati sui social network e dai media russi e ucraini, mostrano impressionanti esplosioni ripetute e un'immensa colonna di fumo.

 

COME UN SISMA

L’attacco è avvenuto nella notte, quando i droni ucraini hanno «letteralmente distrutto» un magazzino situato nella regione di Tver, a Toropets, a circa 400 km a nord-ovest di Mosca, ha riferito la fonte ucraina. Nel deposito erano immagazzinati missili balistici, bombe aeree guidate e munizioni di artiglieria, ha aggiunto la fonte secondo cui «dopo l’attacco del drone ucraino si è verificata una detonazione molto potente». L’esplosione difatti è stata registrata perfino dai sismografi.

Tver è uno dei centri della missilistica russa (nel capoluogo ha sede l’Accademia Zhukov per la difesa aerospaziale) e a Toropets sarebbero state ammassate le munizioni inviate dalla Corea del Nord. La precisione del raid e la sua efficacia segnano una svolta decisa nelle operazioni ucraine a lunga distanza, finora poco più che azioni dimostrative. Gli esperti non escludono possa essersi trattato di un sabotaggio a opera di incursori sul terreno. Oppure che i tecnici di Kiev siano riusciti a produrre un missile a lungo raggio capace di penetrare all’intorno di rifugi blindati. Le autorità regionali hanno annunciato su Telegram che «un incendio è stato spento nel luogo in cui sono caduti i detriti di un drone» a Toropets, senza menzionare un deposito di armi e hanno aggiunto che i sistemi di difesa aerea hanno continuato a «respingere un massiccio attacco di droni» sulla città. Nel 2018, Dmitry Bulgakov, all’epoca vice ministro della Difesa russo, aveva dichiarato che a Toropets sarebbe stato messo in funzione un magazzino dedicato allo stoccaggio di missili, munizioni e materiali esplosivi, secondo l’Agenzia russa Ria Novosti. «Per garantire la sicurezza dei residenti, il governatore della regione di Tver, Igor Roudenia, ha ordinato l’evacuazione parziale della popolazione», hanno detto le autorità.

Poche ore dopo, i residenti sono stati autorizzati a «tornare alle loro case», ha detto Igor Roudenia su Telegram. Brutte notizie per il Cremlino arrivano anche dall’Africa. Il Gruppo di sostegno all’Islam e ai Musulmani (Gsim), un’alleanza jihadista affiliata ad al-Qaeda, ha attaccato martedì l’aeroporto della capitale maliana Bamako e un campo militare, infliggendo pesanti perdite umane e materiali alle forze regolari sostenute da contractors russi (ex Gruppo Wagner).

I jihadisti avrebbero l’appoggio logistico e di intelligence dei servizi ucraini e durante la riunione di lunedì, a Bamako, i ministri degli Esteri dei Paesi che formano l’Alleanza degli Stati del Sahel (Aes), hanno stigmatizzato con forza «l’aggressione gratuita dell’Ucraina» a danno del Mali.

 

NESSUNA TRATTATIVA

L’Ucraina - ha detto ieri il consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky non si lascerà convincere a negoziare con la Russia e non ci sarà nemmeno un congelamento della guerra. Oggi il Parlamento europeo vota in plenaria - a mezzogiorno - una risoluzione in cui «invita gli Stati membri a revocare immediatamente le restrizioni all’uso dei sistemi d’arma occidentali consegnati all’Ucraina contro obiettivi militari legittimi sul territorio russo». Ancora più importante l’appuntamento a Parigi per la riunione in formato Quint dei Ministri degli Esteri di Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Italia e Germania. La riunione verterà sulla crisi in Medio Oriente, ma verrà anche discussa la questione del rafforzamento del sostegno a Kiev. «Siamo impegnati per individuare possibili soluzioni alle crisi che minacciano la stabilità e la pace internazionale» ha indicato il Ministro degli esteri Anotnio Tajani.

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