Volodymyr Zelensky sulla Giornata della vittoria: "Il 9 maggio non garantiamo la sicurezza dei leader"

sabato 3 maggio 2025
Volodymyr Zelensky sulla Giornata della vittoria: "Il 9 maggio non garantiamo la sicurezza dei leader"
3' di lettura

A Mosca si avvicina il 9 maggio, data in cui la Russia commemora gli 80 anni dalla vittoria sovietica nella Seconda guerra mondiale. Per l’occasione, il presidente Vladimir Putin si appresta a ricevere nella capitale i leader di circa 20 Paesi, tra cui il cinese Xi Jinping, il brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva e i rappresentanti delle nazioni tradizionalmente vicine alla Russia, come Cuba, Bielorussia e Kazakistan. Un’occasione chiave per il Cremlino per mostrare compattezza e influenza. Ma da Kiev arriva un avvertimento diretto.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha infatti lanciato un messaggio che non lascia spazio a interpretazioni, sostenendo di “non poter garantire la sicurezza” dei capi di Stato e di governo in visita a Mosca. “Non si sa cosa la Russia intenda fare in quella data. Potrebbe prendere varie misure, come incendi o esplosioni, per poi accusare noi”, ha dichiarato. Durante un incontro con la stampa, Zelensky ha aggiunto di “non intendere giocare, creando un'atmosfera piacevole per permettere a Putin di uscire dall'isolamento il 9 maggio”, rilanciando al contempo l’idea di una tregua di 30 giorni.

Vladimir Putin, svolta sovietica: l'omaggio a Stalin

Al Cremlino torna l'Unione Sovietica: il presidente russo Vladimir Putin ha firmato un decreto che rinomina l'ae...

Queste parole giungono come risposta alla proposta del presidente russo di un cessate il fuoco limitato, previsto tra il 7 e il 9 maggio. Zelensky ha bollato l’iniziativa come “un gesto teatrale”, sostenendo che Mosca stia cercando di riposizionarsi sullo scenario diplomatico globale. “Un cessate il fuoco incondizionato è il modello proposto dagli americani. Stiamo seguendo quel modello. Che inizi in quella data o in un'altra, idealmente prima. Sì, proviamo per 30 giorni. Perché un cessate il fuoco di 30 giorni? Perché è impossibile raggiungere accordi in tre, cinque o anche sette giorni”, ha sottolineato.

Da Mosca, la reazione non si è fatta attendere. Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, Dmitri Medvedev, ha replicato con toni durissimi: "Il pazzoide verde con la barba lunga ha affermato di respingere la proposta di Putin di una tregua di tre giorni il 9 maggio e di non poter garantire la sicurezza dei leader mondiali a Mosca. E chi cerca le sue garanzie? Solo una provocazione verbale. Niente di più". Medvedev ha rincarato la dose, avvertendo che Zelensky "deve capire che nel caso di una vera provocazione nel Giorno della Vittoria, nessuno può garantire che Kiev arriverà al 10 maggio".

Nel frattempo, a far crescere ulteriormente la tensione, ecco che l’Ucraina rivendica un’azione militare che potrebbe segnare una svolta nelle operazioni nel Mar Nero. Un drone navale Magura V5, dotato di armamento missilistico, ha abbattuto un caccia russo SU-30. Lo ha reso noto la Direzione centrale dell’intelligence del ministero della Difesa ucraino (Gur), precisando che "si tratta della prima volta che un drone navale colpisce e distrugge un velivolo da combattimento". L’attacco è stato condotto da soldati dell’unità speciale Gur nota come Gruppo 13. L’agenzia Rbc-Ucraina ha riportato la notizia, confermata anche da fonti russe su Telegram, che avevano parlato dell’abbattimento di un jet a circa 50 chilometri da Novorossiysk. La stessa intelligence di Kiev aveva già rivendicato, lo scorso 31 dicembre, l’abbattimento di due elicotteri Mi-8 sempre sul Mar Nero da parte di un drone marino, anche in quel caso rivendicato come “prima volta al mondo”.