In Vaticano, la “Terza Roma” non ci va. Apparentemente perché, a parere del ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, «non è elegante che Paesi ortodossi discutano in una sede cattolica delle questioni relative alla eliminazione delle cause fondamentali», fra le quali cita «il percorso di distruzione della Chiesta ortodossa ucraina» da parte delle autorità di Kiev. Quindi, l’ipotesi viene giudicata «irrealistica», in quanto «non sarebbe facile per lo stesso Vaticano ricevere delegazioni di due Paesi ortodossi in queste condizioni», ha spiegato ieri il capo della diplomazia russa. In concreto, è il rifiuto dell’offerta di Papa Leone XIV di ospitare i colloqui di pace diretti fra Mosca e Kiev. In uno scenario da fine del mondo.
Oltre il pretesto del galateo, c’è un po’ più di sostanza. C’era poco da illudersi anche prima, visto che nei libri di preghiere distribuiti alle truppe dell’Armata Rossa, il capo del Cremlino è definito “l’Arcistratega”, titolo spettante niente meno che a san Michele Arcangelo, principe delle milizie celesti nella guerra apocalittica contro il Maligno, per affermare la vittoria del Regno divino.
E il nemico è a tutti gli effetti l’Occidente, corrotto e secolarizzato, come se i territori ex sovietici non lo fossero in misura maggiore per l’eredità nichilista lasciata da settant’anni di socialcomunismo. Dell’Europa, vista come una mera appendice del continente euroasiatico, la Chiesa cattolica è considerata all’incirca il turiferario, quello che si presta a incensare l’altare dell’Anticristo. È il motivo della guerra «metafisica» contro il «satanismo» occidentale proclamata sin dal 6 marzo 2022 dal patriarca di Mosca Kirill.
Colui che Papa Francesco aveva esortato a non limitarsi a servire Vladimir Putin come chierichetto, si trova in effetti in una posizione più cruciale anche rispetto al tradizionale cesaropapismo delle Chiese bizantine. E non soltanto perché proviene dalle fila del Kgb come il presidente russo.
Lavrov: "Negoziati in Vaticano scenario irrealistico". Kiev: "Svizzera disponibile"
Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, affossa l'ipotesi dei colloqui di pace in Vaticano. Intervenendo a un...È nel secolo XVI che il monaco Filofej conia il mito della “Terza Roma”, che succede alla seconda, cioè Bisanzio, la quale a sua volta avrebbe sottratto il potere imperiale alla prima, definita caput mundi dal beato Alcuino di York. Alla pretesa oreintale si è saldata l’ottocentesca visione dell’Eurasia, fatta propria da Aleksandr Gelevic Dugin, dopo la caduta dell’Unione Sovietica, come legittimazione storica e geopolitica dell’imperialismo russo. E ora ha trovato una definizione nell’ideologia del “mondo” ma anche della “pace” - russo, il Russkij mir, divenuto parte integrante del Concetto di politica estera della Federazione Russa per «assicurare una protezione onnicomprensiva ed effettiva dei diritti e degli interessi legittimi dei cittadini russi e dei compatrioti residenti all’estero». È così che si ridefinisce, in termini espansionistici, la sfera d’influenza della “Terza Roma”. Tanto che padre Kirill Hovorun, che fu stretto collaboratore di Kirill, in un’intervista del 28 marzo 2022 a La Nuova Europa, arrivava a sostenere che «senza la Chiesa, senza l’ideologia del Russkij mir – che la Chiesa ha creato trasformando l’idea originaria – questa guerra forse non ci sarebbe stata».
Non sfugge nemmeno agli ucraini. Sua Beatitudine il patriarca cattolico di Kiev Sviatoslav Shevchuk lo spiegava alla Repubblica il 15 maggio scorso: «Laddove arriverà l’occupazione russa, la nostra Chiesa sarà distrutta». E anche la Santa Sede, se dal Cremlino fosse vista come una minaccia alla stabilità russa.