Iran, "chi è già pronto per governare al posto di Khamenei"

di Carlo Nicolatosabato 14 giugno 2025
Iran, "chi è già pronto per governare al posto di Khamenei"
3' di lettura

In Italia vivono diverse migliaia di iraniani molti dei quali sono esuli, cioè riparati all’estero per evitare la barbara repressione del regime degli ayatollah. Tra questi c’è anche Behnoud Khashe, ora cittadino italiano a tutti gli effetti ma di origine iraniana, attivista politico vicino all’Associazione Italia-Iran per la Democrazia e la Libertà della Nazione Iraniana.

Qual è stata la reazione degli iraniani all'estero dopo le prime operazioni militari israeliane in Iran?
«La stragrande maggioranza degli iraniani desidera la caduta del regime. C’è una chiara distinzione: il conflitto è contro il regime, non contro il popolo che, fino alla rivoluzione del 1979, godeva di eccellenti rapporti con Israele».

Funzionari americani hanno detto ieri che gli attacchi di Israele sono mirati non solo a eliminare la minaccia nucleare iraniana ma anche a innescare una sorta di contro-rivoluzione. Anche Netanyahu mesi fa aveva detto che presto l’Iran sarebbe stato liberato. Cosa pensa che accadrà?
«Attendo con impazienza il cambiamento a cui aspirano gli iraniani: un Iran democratico, pacifico ed egualitario per tutti i suoi cittadini. Per quattro decenni, il regime oppressivo ha represso ogni forma di dissenso, prendendo di mira persone Lgbtq, donne, diversità culturali e religiose, e chiunque vi si opponga. Spero che tutto questo finisca presto e che l’Iran venga restituito ai suoi legittimi proprietari».

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Quanta forza ha ancora il regime islamico di Teheran? Si dice che l’ayatollah Khamenei sia vecchio e malato.
«Il regime è debole, sta perdendo il controllo e sta perdendo anche quel poco sostegno che gli resta. Questa è un’opportunità storica per gli iraniani di sostituire un regime ormai al collasso».

C’è qualcuno che si sta preparando a prendere il posto degli ayatollah?
“Sua altezza imperiale il Principe Reza Pahlavi ha dichiarato più di una volta di essere pronto ad assumere le redini come parte di un governo di transizione, che porti a elezioni democratiche e al ristabilimento dell’Iran come una democrazia progressista, laica ed egualitaria per tutti i suoi cittadini, indipendentemente dalla loro diversità».

Il 64enne Reza Pahlavi, primogenito dell’ultimo scià di Persia Mohammad Reza Pahlavi e della terza moglie Farah Diba ha lasciato con la sua famiglia l’Iran nel 1979, mentre infuriava la rivoluzione islamica. Da allora vive in esilio, è cittadino statunitense. Più di una volta ha accusato il regime degli ayatollah della morte di centinaia di migliaia di innocenti. E ritiene che a Khamenei vadano attribuiti l’attacco del 7 ottobre e i conflitti in Siria, Iraq, Libano e Yemen.

Che direzione prenderebbe un governo guidato dalla dinastia Pahlavi?
«La dinastia Pahlavi mira a guidare l’Iran verso una società laica e democratica. Sua altezza imperiale il Principe Reza Pahlavi crede e sostiene gli stessi valori democratici che esistono in Occidente. Con la sua visione di democrazia e modernità, l’Iran può finalmente diventare una grande nazione che promuove la pace e la prosperità nella regione e nel mondo intero».

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In un recente messaggio video Pahlavi ha detto che non permetterà «che al crollo di questo regime segua un vuoto di potere».
Una vasta coalizione di iraniani patriottici in patria e all’estero è pronta a intervenire per servire la nazione e fare la pace con il resto del Medio Oriente: «Mi farò avanti, su loro richiesta, per guidare questa transizione pacifica verso la democrazia e il ritorno dell’Iran nella comunità delle nazioni».

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