Se ne parla come di uno dei peggiori scandali che la Gran Bretagna abbia mai affrontato negli ultimi decenni, uno scandalo dove alla disperazione dei fatti si uniscono due altri fattori: il politicamente corretto, politically correct per dirla in inglese, e le responsabilità politiche del partito laburista. Dopo mesi di resistenza il premier Starmer ha dovuto dare il via libera all’inchiesta pubblica sulle migliaia di ragazzine bianche, britanniche e provenienti da contesti e ambienti tra i più disagiati, abusate sessualmente e sfruttate da bande di uomini pachistani. Uno scandalo che farà parecchio rumore per gli scenari di degrado e violenza.
Sulla vicenda aveva lavorato il Times una quindicina di anni fa e aveva dimostrato come, nonostante i fatti fossero stati portati a conoscenza delle autorità e della polizia, la scelta fu quella di mettere il silenziatore per paura di reazioni e di accuse pesanti. Per paura di apparire razzisti gli amministratori (in quasi tutta quell’area governavano i Labour) scelsero di non indagare, consentendo così a questi branchi di immigrati di proseguire nelle violenze. Cosa è accaduto per far cambiare idea? Che il solito Elon Musk, venuto a conoscenza della storia, ha prima approfondito di suo e poi ha cominciato a pressare il governo con richieste di accertamenti e inviti a far luce: perché tanto silenzio? Perché tanta reticenza? Perché coprite? All’invito di Musk sviluppato sulla piattaforma X, si sono poi aggiunti i Conservatori e soprattutto Farage, il quale già nell’ultima tornata elettorale amministrativa ha incassato un buonissimo dividendo politico.
Cosa c’entra però il politicamente corretto, il buonismo; e soprattutto cosa c’entrano i laburisti? Oltre a voci che indicherebbero in esponenti del Labour Party i terminali della scelta di non alimentare le voci contro le comunità pachistane (e questo sarà soprattutto l’inchiesta a provarlo), non c’è dubbio che alla decisione del premier Starmer ci sia arrivati con una coda di polemiche del suo partito, i Laburisti appunto, nei confronti sia di Musk, megafono delle destre, sia nei confronti di Farage e dei Tories. Insomma, secondo loro questa campagna non sottintendeva la legittima richiesta di scoperchiare lo scandalo di migliaia di ragazzine britanniche violentatate e rendere loro giustizia, ma una campagna politica delle destre contro gli immigrati. Una difesa assai imbarazzante, tant’è che quando dal rapporto della baronessa Casey, incaricata di una prima verifica dei fatti, emergevano elementi assai fondati, il premier ha giocato d’anticipo mettendo così in fuorigioco il suo partito, col quale i rapporti sono già abbastanza tesi proprio sul tema dell’immigrazione. I giornali e le tv inglesi dunque si stanno già attrezzando a raccontare le sofferenze di queste migliaia di ragazzine violentate dalla comunità pachistana, nell’indifferenza generale, anzi con la copertura del politicamente corretto e di chi aveva convenienza politica a difendere la comunità pachistana, da sempre bacino elettorale sicuro per il Labour.
Quel che accadrà col passare delle settimane e con l’avanzare dell’inchiesta è presto detto: Starmer non riuscirà a tenere compatto il suo partito anche perché in molti hanno saputo e preferito proteggere l’idea del melting pot piuttosto che proteggere le vittime delle violenze. Starmer sarà schiacciato mediaticamente e politicamente dai conservatori e soprattutto da Farage, il quale appare come il leader del conservatorismo britannico. E candidato forte per guidare la Gran Bretagna.