Sarà stato un caso fortuito, ma lo scorso ottobre Dan Diker, presidente del Jerusalem Center for Security and Foreign Affairs, istituto di ricerca sulla sicurezza e la politica estera di Israele, ha annunciato che non era più tempo di analisi. Lo scenario – il regime iraniano in ascesa nucleare che, con la complicità di Hamas, Hezbollah, Houthi e delle altre organizzazioni terroristiche per procura, costituiva una minaccia diretta per l'Occidente, non solo per Israele e il Medio Oriente – imponeva di “fare”: per questo «abbiamo trasformato quello che era un centro studi in un “centro operativo”», ha detto. Al lavoro, cioè, per l’allargamento degli Accordi di Abramo nel mondo arabo e contro la corsa della Repubblica islamica alla supremazia regionale.
Dopo l’attacco statunitense, il mondo attendeva la ritorsione della Repubblica islamica. Ma dopo i missili lanciati sulle basi americane, per quanto il regime avrà la forza di reagire?
«Il regime iraniano ha ancora diverse armi, dai missili balistici ai droni. Ma soprattutto, il regime iraniano mobiliterà la sua rete terroristica globale. Ricordiamo l’attentato perpetrato dal regime all’ambasciata israeliana a Buenos Aires e poi, nel 1994, l’attentato dell’Amia, il centro della comunità ebraica in Argentina. Il regime iraniano ha alleati in Venezuela, Cuba, Nicaragua, e ha cellule negli Usa, che hanno cospirato per uccidere il presidente Trump, l’ex Segretario di Stato Pompeo, l’ex Consigliere per la Sicurezza Nazionale Bolton».
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«Molte nazioni europee hanno costantemente ignorato la capacità del regime iraniano di agire all’interno del continente europeo. Il conseguente afflusso di immigrati islamisti e altri musulmani nell’Europa continentale e nel Regno Unito, mobilitati e finanziati dal regime iraniano, può rappresentare una grave minaccia».
Netanyahu ha dichiarato che Israele «non sarà trascinato in una guerra di logoramento» e che intende porre fine alla guerra non appena gli obiettivi di guerra saranno completati. Quando si fermerà l’operazione?
«Israele deve raggiungere tre obiettivi: la distruzione del programma nucleare iraniano, lo smantellamento dei missili balistici del regime, la neutralizzazione della rete di milizie e gruppi proxy alleati. Tutti e tre questi obiettivi devono ancora essere conseguiti, ma il controllo da parte di Gerusalemme dello spazio aereo iraniano e i bombardamenti contro i siti sensibili del regime dimostrano che Israele sta mantenendo la rotta e si sta assicurando il successo dell’operazione».
Ritiene che il cambio di regime sia imminente?
«Nulla in Medio Oriente è imminente, ma tutto in Medio Oriente è possibile. Il cambio di governo sarà cruciale per Israele, anche se Israele non lo sta fomentando. Il regime sta crollando e perdendo la sua presa su 90 milioni di iraniani. In definitiva, la distruzione da parte di Israele del programma di armi nucleari iraniano, del suo programma balistico e della sua rete terroristica sono tre sintomi di un problema più profondo, e cioè che un culto della morte messianico non si fermerà davanti a nulla pur di distruggere il piccolo Stato ebraico e democratico».
L’Iran tornerà a sedersi al tavolo dei negoziati?
«No, l’attuale regime non scenderà a compromessi e combatterà fino alla morte per continuare a esportare la rivoluzione islamica per il ritorno del dodicesimo Imam, il Mahdi, che rappresenta la vittoria finale delle forze del bene sul male».
Gli Accordi di Abramo da un lato, lo scontro sunniti-sciiti dall’altro. Che ruolo giocano le monarchie del Golfo, Riad su tutte?
«La distruzione del regime iraniano, pur accolta favorevolmente dalle leadership del Golfo, crea però un problema di opinione pubblica. Sebbene dal 2023 la Cina abbia svolto un ruolo di mediazione tra Iran e Arabia Saudita, la guerra tra sunniti e sciiti è ancora in corso. Inoltre l’Arabia Saudita si immagina come un centro tecnologico mondiale e un hub di collegamento tra Asia, Medio Oriente, Europa e Occidente: è il progetto “Saudi Arabia 2030”. Affinché si realizzi, la regione ha bisogno di sicurezza, stabilità e prosperità. Fattori impossibili da raggiungere finché esisterà il regime di Teheran».
L’Unione europea e gli Stati Uniti sono travolti da ondate di antisemitismo sempre più visibili. Gli ebrei europei e americani dovranno vivere nella paura, almeno a breve termine?
«L’antisemitismo in Occidente sta raggiungendo livelli senza precedenti: è la conseguenza di anni di indottrinamento e radicalizzazione della narrazione occidentale che usa Israele come scusa per colpire i singoli ebrei. Questo vale sia per gli Stati Uniti che per l’Europa, e richiede un approccio di tolleranza zero per l’incitamento all’omicidio sotto il falso pretesto di critica a Israele. Esistono leggi sull’incitamento in Europa, mentre non esistono leggi negli Usa a causa del Primo emendamento della Costituzione, che tutela la libertà di parola. Ma come ha dimostrato l’amministrazione Trump, la libertà di parola non include gli appelli a sostenere i proxy terroristi del regime iraniano e la loro intenzione, come dichiarano esplicitamente, di aggredire gli ebrei per la loro affiliazione con Israele».