Il bluff di Al Thani e la "maledizione": cosa c'è dietro la tregua di Trump

mercoledì 25 giugno 2025
Il bluff di Al Thani e la "maledizione": cosa c'è dietro la tregua di Trump
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L’emiro del Qatar, Tamim bin Hamad Al Thani, è stato il fulcro di un’operazione diplomatica che ha evitato l’escalation della “Guerra dei 12 giorni” verso un conflitto regionale. La sua posizione unica, costruita su mesi di mediazioni tra Iran, Stati Uniti e Israele per gli scambi di ostaggi a Gaza, gli ha conferito un ruolo cruciale. Doha, dipendente dallo Stretto di Hormuz per l’export di gas, aveva tutto da perdere in una guerra e Al Thani ha agito con determinazione per proteggere gli interessi nazionali e regionali.

Quando, dopo i raid americani sui siti nucleari iraniani di Fordow, Natanz e Isfahan, l’Iran ha pianificato una rappresaglia simbolica contro la base di al Udeid in Qatar, Al Thani, secondo quanto ricostruito dal Corriere, ha compreso la strategia di Teheran: colpire senza provocare un conflitto diretto. Ricevuto l’avvertimento anticipato sui missili, ha garantito che fossero intercettati, mantenendo la calma e limitandosi a proteste formali. Questo ha permesso all’Iran di “salvare la faccia” senza innescare ritorsioni.

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L’emiro ha poi sfruttato la sua influenza per convincere la leadership iraniana ad accettare il cessate il fuoco proposto dagli Usa, presentandolo come un’opportunità per una de-escalation. I suoi canali con Khamenei, rafforzati dalla fiducia costruita nel tempo, sono stati decisivi. Al Thani ha così orchestrato una soluzione che ha permesso a Trump di rivendicare la distruzione del programma nucleare iraniano, a Netanyahu di proclamare un indebolimento di Teheran e a Khamenei di dichiarare resistenza. La tregua, mediata dall’emiro, ha preservato la stabilità regionale, aprendo la porta a possibili negoziati futuri, con il Qatar come attore chiave.

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