Mamdani, la star democratica: più tasse per i ricchi e i bianchi

di Carlo Nicolatodomenica 29 giugno 2025
Mamdani, la star democratica: più tasse per i ricchi e i bianchi
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In nome della sua supposta superiorità morale a un politico di sinistra molto è permesso, anche di essere apertamente razzista senza che per questo nessuno si scandalizzi. Se poi oltre a definirsi tale e in più socialista il candidato di turno è un immigrato, seppur benestante, perfino musulmano e contemporaneamente sostenitore dei diritti LGBTQIA+, nonché pro-Palestina, allora il capolavoro è servito: come si può definire razzista uno che si presenta con cotanto curriculum che fa di lui un “eletto” a prescindere?

Il caso in questione è quello già noto del candidato alle primarie Dem per la corsa a sindaco di New York, Zohran Mamdani, della cui ascesa e ormai certa partecipazione alla tornata di novembre abbiamo dato ampio conto su queste pagine. Ma ancora di questo giovane indo-ugandese figlio di un professore e di una regista indiana non si sapeva della sua geniale idea di come avrebbe affrontato un ben noto problema della Grande Mela, quello di una tassazione alquanto iniqua sulla proprietà privata che risulta più alta nei quartieri a basso reddito ed agevolata in quelli ricchi. Un problema che democratici e repubblicani hanno già cercato di affrontare e risolvere in passato perlopiù invano, forse anche perché in quelle lussuose case di Manhattan vivono quelli che con il loro voto, e soprattutto il loro denaro, determinano le sorti politiche, quasi sempre a sinistra, della metropoli.

Ebbene la ricetta di Mamdani va oltre questa semplice dicotomia e introduce nella distinzione tra i quartieri ricchi e poveri l’elemento razziale, esattamente come si faceva negli Stati Uniti prima degli anni ‘60, ma al contrario. Insomma, la sua idea è quella di «spostare il carico fiscale dai proprietari di case sovraccarichi nei quartieri periferici alle case più costose nei quartieri più ricchi e bianchi». Non per niente Mamdani si fregia di essere socialista, oltre che del Partito Democratico è membro del Democratic Socialists of America che sfoggia il simbolo socialista francese della “rosa nel pugno” che a noi ricorda quello del Partito Radicale nostrano dei tempi d’oro; ma qui non c’entrano né Pannella né Mitterrand e l’ideologia di Mamdani se è radicale lo è all’americana, cioè woke.

Il discrimine secondo gli estremisti della sinistra contemporanea non sta più nelle “classi” bensì nella razza, e quella bianca rappresenta ciò che per socialismo di una volta erano i capitalisti. È quello che viene chiamato “white privilege”, l’idea di fondo di una ideologia post-comunista che spiega ogni conflitto in corso, sociale o reale che sia, compreso quello in Medio Oriente tra Israele e palestinesi. Una sorta di giravolta ideologica che per assurdo ricrea discriminazioni basate sul colore della pelle contro cui la vera sinistra del passato, almeno da Kennedy in poi, si batteva.

FINANZIATORI

L’infelice sparata ideologica di Mamdani potrebbe anche fare delle vittime illustri, colpite da quello che in gergo militare si chiama “fuoco amico”. Come nelle altre ricche città americane - San Francisco, Los Angeles e Chicago, solo per fare tre esempi- anche a New York i voti dei Dem sono perlopiù generati dalla macchina elettorale generosamente oliata dalle persone perlopiù chiare di carnagione che vivono nei quartieri che vorrebbe tassare, anzi tartassare. Al Cipriani Wall Street di Manhattan, nel ricchissimo cuore finanziario della città, lo scorso anno la candidata Dem alla presidenza Kamala Harris riuscì in un solo colpo a raccogliere 27 milioni da destinare alla campagna elettorale presidenziale poi malamente persa. I donatori non erano certo gente che veniva dai “quartieri Jamaica e Brownsville” che il programma di Mamdani cita testualmente come esempi di quartieri neri e ispanici che in quanto tali dovrebbero godere di un’aliquota sulla proprietà inferiore. Che ne diranno tali donatori, si faranno anche loro ammaliare dal neorazzismo di Mamdani? Il consigliere comunale David Carr, che fa parte del movimento bipartisan per la riforma del sistema di imposta sulla proprietà, gliel’ha fatto gentilmente notare: «L’obiettivo delle nostre riforme è rendere il sistema di tassazione della proprietà più equo e trasparente e garantire che i proprietari di case della classe media e operaia non sovvenzionino tasse più basse per i proprietari più ricchi», ha detto.
«Non si tratta di dare la colpa alle persone in base alla razza, alla classe o all’affiliazione politica, e se Zohran Mamdani vuole unirsi a noi, allora dovrebbe abbandonare la retorica divisiva». E il razzismo.

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