Vietato salutare i leader di AfD

di Daniele Capezzonesabato 5 luglio 2025
Vietato salutare i leader di AfD
3' di lettura

Alice Weidel, la leader del partito tedesco di destra AfD (votato da un elettore su cinque a febbraio scorso, e sostenuto nei sondaggi attuali da quasi un tedesco su quattro) ha raccontato al quotidiano americano Wall Street Journal, quello che solo apparentemente è un dettaglio di costumw. Al contrario, a mio avviso, si tratta di un fatto politico e culturale di estrema rilevanza e di ancora maggiore gravità. E non a caso i media europei si sono ben guardati dal riprendere la notizia, anche solo per provare a smentirla, magari. Di che si tratta? Dice la Weidel che, quando si trovano in Parlamento, il leader della Cdu e attuale cancelliere Friedrich Merz non la saluta e evita perfino di incrociare il suo sguardo.

Non solo: sempre secondo la Weidel, i parlamentari degli altri partiti eviterebbero addirittura di prendere l’ascensore con lei. No, non è una banale questione di maleducazione. Ma tutto va ricondotto al “cordone sanitario”, al “sistema di protezione”, al “firewall” (per usare un’espressione tratta dall’informatica). Insomma, quelli di AfD sono reputati una minaccia e dunque, da parte degli altri partiti, occorre anche fisicamente segnalare che con loro non è possibile alcun contatto.

Sembra una follia, anzi lo è. E la memoria corre al 1994, quando il socialista belga di origini italiane Elio Di Rupo, ministro delle Poste del suo paese, nel corso di un incontro europeo si rifiutò di stringere la mano a Giuseppe Tatarella, ministro del governo Berlusconi e dunque- agli occhi dell’intollerante belga- due volte “contaminato”: in quanto esponente di Alleanza Nazionale e in quanto ministro del Cav.

È disarmante scoprire come, a trent’anni da quello spiacevole episodio, la democrazia tedesca- se le parole della Weidel non saranno smentite- sembri orientata più verso l’isteria di quel Carneade belga che non verso la lungimiranza berlusconiana, il quale invece spalancò alla destra la possibilità di diventare - appunto - destra di governo.

Su queste colonne l’abbiamo già scritto: sarebbe stato positivo e visionario se la Cdu, nei mesi scorsi, avesse tentato lo sdoganamento di AfD, aiutando il cammino che proprio la Weidel sta facendo in una direzione più liberista e perfino libertaria. E invece no: Merz ha preferito il connubio coi socialisti e una triangolazione perfino con i verdi.

Ma il punto va ben al di là delle geometrie politiche. Da anni i progressisti di tutto il mondo amano accusare gli altri di essere prigionieri di quelle che chiamano “camere dell’eco”. La tesi, cara a Barack Obama e a molti altri, è che soprattutto gli elettori di destra, gli odiati sovranisti e populisti, sui social e in generale sui media tendano ad ascoltare soltanto voci convergenti con le loro convinzioni. Questo sarà anche vero, come è vero che le profilazioni dei canali social fanno sì che a ciascuno di noi arrivino soprattutto messaggi e stimoli ritenuti corrispondenti alle nostre opinioni, annullando le possibilità di dialogo e riducendo tutto ad autistiche sale degli specchi.

Ma il problema è che soprattutto la sinistra- non dispiaccia ai nostri progressisti - è vittima in modo spettacolare di questo metodo. Parlano solo fra loro. Peggio: riconoscono legittimità e legittimazione solo a chi la pensa come loro. E gli altri? Tutti fascisti, più o meno.

Non voglio drammatizzare, ma l’altro giorno un informato pezzo sulla Stampa di Torino, giornale tutt’altro che ostile al Pd, spiegava che in occasione della prossima Festa dell’Unità potrebbero non esserci inviti a personalità di centrodestra perché si sarà in campagna elettorale. E del resto, con Schlein segretaria, non si ricordano inviti a esponenti dello schieramento avverso.

Ecco dunque la bizzarra tesi. Se sei in campagna elettorale, non puoi parlare con gli avversari? E se fai una festa di partito, la fai solo con gli amici e gli alleati? Ame sembra una follia totale. E non per gusto buonista - che notoriamente non mi appartiene - ma proprio perché il sale di una democrazia sta nel confronto (anche duro, anche spietato, anche feroce) con quelli che la pensano diversamente date. Altrimenti, che discussione fai?

Per carità, la destra italiana avrà indubbiamente tanti difetti. Ma questo particolare difetto proprio no. Avendo subìto per decenni ostracismi e censure, gli uomini e le donne della destra italiana sono psicologicamente inclini a non comportarsi nello stesso modo verso gli altri. Ed è una differenza che conta moltissimo. A loro favore.

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