Bompiani & Co, ultima farsa: "Mi dichiaro cittadino di Gaza". Ma poi...

di Francesco Storacesabato 2 agosto 2025
Ginevra Bompiani

Ginevra Bompiani

3' di lettura

Lo Stato di Palestina à la carte. È l’ultima trovata dei nemici di Israele, che hanno escogitato un’idea propagandistica assolutamente stramba. Basta una mail e dichiari di essere domiciliato a Gaza. Nemmeno per Capalbio si può fare così. Magari preferirebbero dopo la realizzazione del progetto vacanziero di Donald Trump che fece tanto rumore. Ovviamente, di questi tempi è imprudente andare da quelle parti. Certo non per la residenza – e dove li trovi i vigili urbani disponibili a certificarla – e quindi pensi di cavartela col domicilio artefatto. Almeno in Italia si deve indicare con correttezza dove sei domiciliato, perché ci sono regole precise; no, adesso i campioni della sinistra pro-Pal hanno inventato lo slogan “abitiamo a casa loro”. Magari l’amministratore del condominio lo sceglie la brigata Hamas...

Circola in queste ore un documento – intitolato appunto “Eleggiamo il domicilio a Gaza” – con le solite firme tra rosso e cattocomunista. Tomaso Montanari, mons. Giovanni Ricchiuti, Ginevra Bompiani, l’immancabile Raniero La Valle, sono i promotori e hanno anche scritto come fare. Per aderire alla fantasiosa “campagna”, si scrive a domiciliatiagaza@primaloro.com con l’invito, rivolto a tutti, di dichiarare che Gaza è il proprio domicilio elettivo. Secondo l’ordinamento italiano – così lo interpretano – «il domicilio, diverso dalla residenza, è il luogo in cui c’è il fulcro delle proprie cure e interessi, il centro delle proprie preoccupazioni, l’incrocio dei propri rapporti col mondo esterno; e questo è effettivamente Gaza oggi per moltissime persone in tutto il mondo che sono preoccupate ed afflitte per la sua sorte».

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Chissà se analogamente si possa dichiarare il proprio domicilio a Bruxelles, altro che propri interessi... O a Kiev o Mosca a seconda della parte preferita. Se non sono matti non ce li vogliamo, si potrebbe dire. Ma anziché celiare – e siamo di fronte a una roba seria come una guerra questi signori recuperino sobrietà e non pensino di risolvere alcunché con colpi propagandistici di nulla realizzazione.

Un’iniziativa concepita – dicono i promotori – come «un disperato tentativo di fermare il progetto di Netanyahu di liberare Gaza e Israele dalla presenza sul territorio del popolo palestinese». Col domicilio? Con le pratiche burocratiche? Con la finzione? Questa sottospecie di appello umilia persino il ricordo del massacro del 7 ottobre. Ecco che cosa c’è scritto e che bisognerebbe dare per scontato con il domicilio a Gaza: «Perciò l’occasione dell’attacco terroristico del 7 ottobre, non impedita e forse addirittura favorita o provocata, come sostenuto da molti in Israele, è quella che deve permettere di portare a compimento l’intero processo». Il 7 ottobre come “occasione” per Israele, che avrebbe «favorito o provocato» quel terribile attacco. E che cosa c’è di serio in affermazioni del genere? Andando avanti potremmo trovarci di fronte – se dovessimo dar retta alla “proposta” di domicilio alternativo – anche alla richiesta di sottoscrizione del documento sulla cancellazione dello Stato ebraico. Già che ci sia mo...

Tutto questo assomiglia davvero una farsa, che alla fine fa precipitare nel ridicolo anche le buone ragioni di chi vorrebbe la cessazione delle ostilità su quel terreno insanguinato e il ritorno a casa degli ostaggi prigionieri di Hamas. No, in certi ambienti, a sinistra più o meno estrema, deve prevalere per forza la logica del +1. Guai a battersi per intavolare finalmente una trattativa tra le parti, Israele e Anp, che metta al bando la pratica terroristica imposta da Hamas. Bisogna per forza insistere con provocazioni che non hanno alcuna prospettiva e che sono solo simboliche, ma anche prive di senso.

Perché, secondo La Valle e compagnia, servirebbe eleggere domicilio a Gaza? Lo dicono e paiono crederci: se lo facciamo in tanti, diventerà più difficile sradicare un popolo. E già, tutti “domiciliari”, come fanno? Sembra di sognare, la guerra combattuta dal divano finora non si era mai vista se non dai computer, dai videogiochi. Come si dice? Fatevi curare, ma da qualcuno bravo, perché prima o poi finiranno le illusioni che stanno portando a un conflitto senza fine che diventa ridicolo se affrontato con questo tipo di modalità. I bombardamenti e la fame non si combattono sventolando il domicilio: piuttosto cambiate quello degli ostaggi di Hamas, se siete in grado.

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