Nella Francia di Macron neanche i gatti sono più liberi di miagolare. E li multano

Ma il Gatto più famoso di Francia, quello Con Gli Stivali, avrebbe regolato Camille, padroncina insopportabile, con un bel calcio nel didietro
di Giovanni Longonilunedì 1 settembre 2025
Nella Francia di Macron neanche i gatti sono più liberi di miagolare. E li multano

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«Chiariamo subito una cosa: il gatto, stavolta, è innocente. Animale notturno, ambiguo, ritenuto un tempo compagno di scorribande demoniache di stregoni e fattucchiere, portatore della peste, vittima del Grande Massacro nel XVIII secolo, anche oggi è perseguitato da pregiudizi come quello che vuole il cane stupido e buono mentre lui, il felino, è indipendente e cattivo. Vero è solo che il secondo è sempre pronto a tramutarsi in una piccola pantera e uccide solo per tenersi allenato mentre Fido ha perso l’istinto del cacciatore. Ammesso che l’abbia mai avuto: in fondo è solo l’erede di sciacalli mangiatori di rifiuti e lupi predatori sì ma in cooperative chiamate branchi. A ben vedere, Lassie e i suoi parenti sono bestie comuniste, nel peggiore dei casi, o quanto meno stataliste e assistenzialiste, mentre i mici sono belve libertarie e liberali.

Il gatto è innocente, si diceva, ma dal putiferio nato dal miagolare continuo ed estenuante di un esemplare della razza cara al Profeta dell’islam possiamo capire qualcosa non del regno animale o di quello dei cieli ma, questo sì, dello stato in cui versa il Regno di roi Macron. Un Paese in cui dalla conflittualità sociale si è passati come nulla fosse alla conflittualità tout court. Homo homini feles. La vicenda è la seguente, come l’ha raccontata BfmTv: Camille e Pierre sono una giovane coppia di parigini che, attorno al 20 di Agosto, prendono un treno TGV per Vannes, in Bretagna. Li accompagna il loro gatto Monet, che si fa il viaggio nel suo trasportino d’ordinanza. Monet, gattino bianco e un po’ bobo, cioè un micio snob della capitale, con un nome come quello che si ritrova non può che lasciarsi facilmente impressionare; e a impressionarlo è forse la prospettiva di una villeggiatura tra bifolchi bretoni. Comincia pertanto a miagolare rumorosamente. Incessantemente. Selvaggiamente.

Le cronache sul web a questo punto sostengono che Camille e Pierre vengano multati di ben 110 euro (in qualche modo il povero Bayrou dovrà rimediare al buco nei bilanci statali) per le intemperanze sonore del felino. Falso. La verità è ben peggiore, soprattutto per la razza umana. Il controllore della SNCF, le potentissime ferrovie d’oltralpe, registra le proteste degli altri viaggiatori, esacerbati dai piagnistei del micio, e chiede alla coppia parigina di spostarsi in un vicino vagone semivuoto. Camille rifiuta: meglio la lotta. Il controllore eleva la sanzione per turbamento dell’ordine pubblico. Lei dice che giammai pagherà e contesta l’infrazione alla SNCF. Monet viaggiava regolarmente in trasportino, dice, aveva pagato i sette euro del biglietto come animale domestico ed era pertanto del tutto in regola con le norme del trasporto pubblico e della pubblica convivenza. Diversa la versione delle ferrovie e degli altri passeggeri: alle richieste iniziali e manifestate con estrema gentilezza da parte di un viaggiatore perché i proprietari facessero qualcosa per calmare Monet, Camille avrebbe risposto «mettiti gli auricolari». E poi, alle rimostranze dell’altro, «chiudi il becco». Camille non cede. Si è fatta intervistare da televisioni e quotidiani, è diventata grazie a Internet un caso mondiale di lotta peri diritti animali. Ma è solo, a quanto pare, un esempio di maleducazione che, in un Paese in cui la lite e la protesta senza fondamento sono diventati pane quotidiano, si trasforma in battaglia sacrosanta. Jacquerie. Révolution. Ma il Gatto più famoso di Francia, quello Con Gli Stivali, avrebbe regolato Camille, padroncina insopportabile, con un bel calcio nel didietro.