Dall’industria ai videogiochi: così il rischio-invasione trasforma Taiwan

La paura ha spinto il presidente Lai Ching-te a puntare sul potenziamento militare del Paese, con una previsione di spesa in armi per il 2026 che sarà del 23% superiore a quella di quest’anno
di Matteo Legnanilunedì 1 settembre 2025
Dall’industria ai videogiochi: così il rischio-invasione trasforma Taiwan

3' di lettura

Poco più di un centinaio di chilometri di mare separano Taiwan dalla Cina. I caccia di Pechino impiegherebbero 5-6 minuti per raggiungere l’isola e attaccarla dal cielo. I missili ancora meno. E in più occasioni aerei e navi cinesi hanno violato lo spazio aereo e quello marittimo taiwanesi per dimostrare quanto poco gli ci vorrebbe per innescare un’invasione dell’isola, che la Cina comunista ha sempre ritenuto “roba sua”, fin da quando Taiwan si è costituita come Stato indipendente nel 1949. Per questo, ogni anno, sull’isola si tengono le esercitazioni Han Kuang, che simulano la risposta a un’invasione comunista. Le più recenti, svoltesi tra il 9 e il 18 luglio, hanno visto coinvolti 22mila soldati riservisti, il doppio di quelli che vi avevano partecipato nel 2024. La popolazione, a sua volta, si esercita sui comportamenti da tenere nel momento in cui le sirene di un vero attacco aereo dovessero risuonare in tutta l’isola. Da 76 anni i 20 e passa milioni di taiwanesi convivono con la paura dell’invasione cinese e del comunismo. E in tempi recenti, queste ansie sono state accresciute dalla dura repressione attuata da Pechino contro i movimenti democratici a Hong Kong, che hanno fatto svanire qualsiasi illusione sulla possibilità di “un Paese, due sistemi”, e dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. A ciò si aggiunga che l’amministrazione Biden aveva allertato Taipei che i cinesi potrebbero essere pronti a un’invasione già nel 2027 e che

Donald Trump si sia mostrato piuttosto freddo rispetto alla causa taiwanese e alla difesa dell’isola come un dovere in capo agli Stati Uniti. Così, il presidente Lai Ching-te, sta spingendo sul potenziamento militare del Paese, con una previsione di spesa in armi per il 2026 che sarà del 23% superiore a quella di quest’anno, raggiungendo i 31 miliardi di dollari che sono anche il 3% del prodotto interno lordo del Paese, con l’obiettivo di arrivare al 5% del Pil in spese militari entro il 2030. In tempi recentissimi, a Taiwan lo spettro dell’invasione comunista sta conquistando un territorio assai diverso da quelli “tradizionali”, ossia la politica e le forze armate, come quello dell’intrattenimento. Non che su un attacco all’isola ci sia da scherzare. Anzi, serie tv e giochi sono la versione “entertainment” delle esercitazioni anti-Cina che si tengono ogni anno. O, almeno, così è per “Zero Attack Day”, che ha debuttato a Taiwan e in Giappone all’inizio di agosto e che immagina un blocco cinese di Taiwan - simile a quello che l’esercito cinese ha praticato in più occasioni - e il caos che ne deriverebbe. Drammatizza anche un’incursione terrestre cinese e ciò che molti definiscono “infiltrazione rossa”, ossia il lento avanzare dell’influenza del Partito Comunista Cinese. Fa parte di un’ondata di prodotti dell’intrattenimento taiwanese che include videogiochi, fumetti, serie TV e altro, dove si affrontano le crescenti ansie legate a una potenziale invasione comunista. «Fare arte che riflette i tempi in corso comporta rischi finanziari e personali», ha spiegato al Washington Post la regista Cheng Hsin-mei.

Ecco la mappa dei dazi che trasforma i mercati

Tra chi rispolvera in fretta i manuali di macroeconomia, chi scartabella le liste dei beni sottoposti a maggiorazione e ...

Metà della produzione della serie ha voluto rimanere anonima, per paura di ritorsioni e di non poter più lavorare nel lucrativo mondo del cinema e della tv della Cina comunista. “Zero Day Attack” è la produzione più imponente mai realizzata su un argomento che l’industria ha a lungo considerato intoccabile. Tuttavia, un numero crescente di produzioni sta affrontando momenti delicati del passato, come la colonizzazione dell’isola da parte del Giappone, dal 1895 al 1945, mentre la seconda stagione della serie TV “Island Nation” esplora le tensioni tra Cina e Taiwan durante la Terza Crisi dello Stretto di Taiwan del 1995-1996. In altri settori dell’industria dell’intrattenimento, alcuni creativi stanno trovando sbocchi per elaborare la minaccia costante della guerra. È il caso del fondatore della Mizo Games, Chang Shao-lian, che ha creato il gioco da tavolo ‘2045’, in cui i giocatori interpretano personaggi taiwanesi tra cui un gangster, un dirigente d'azienda e un attivista a favore della riunificazione, e devono affrontare la guerra in un gioco dove il vincitore prende tutto. «2045 trasforma la mia ansia del “E se domani scoppiasse una guerra?” in qualcosa che posso effettivamente affrontare giocando», ha detto Chang. Insomma, anche se sono passati 76 anni, l’invasione cinese continua a far paura. Meglio giocarci sopra.