Xi, Putin, la paura di morire e la voglia di sostituirsi a Dio

Due degli uomini più potenti al mondo hanno tutto: imperi, ricchezze, armi letali. Eppure sentono di invecchiare
sabato 6 settembre 2025
Xi, Putin, la paura di morire e la voglia di sostituirsi a Dio

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Sono due degli uomini più potenti del mondo, hanno armi atomiche capaci di distruggere l’umanità, dominano su imperi, dispongono di ricchezze immense e spazzano via ogni oppositore. Eppure... sentono di invecchiare, calcolano i pochi anni che restano e, anche loro, hanno l’assillo della morte. Sgomenti come tutti, anche i dittatori.

È quello che ha rivelato un microfono della televisione cinese che ha captato il colloquio tra Xi Jinping, Vladimir Putin e Kim Jong-un mentre andavano alla parata militare di Pechino. L’inizio somiglia alle chiacchierate al bar fra pensionati che giocano a briscola: «Ora le persone» dice Xi «a 70 anni sono ancora giovani. Un tempo difficilmente la gente viveva oltre i 70 anni, ma oggi a 70 anni sei ancora un bambino».

Al leader cinese, che (non a caso) ha 72 anni, risponde Putin che ne ha 73 e fail saputello: «Con lo sviluppo delle biotecnologie, gli organi umani possono essere trapiantati più volte, e le persone possono diventare sempre più giovani e persino raggiungere l’immortalità». Questa balla ha il sapore dei vecchi piani quinquennali sovietici, puntualmente smentiti dai dati fallimentari della realtà.
Xi, che pur viene dalla stessa scuola di menzogne, il comunismo, lo sa e ridimensiona un po’ l’utopica immortalità: «Secondo le previsioni, nel corso di questo secolo, gli esseri umani potranno vivere fino a 150 anni».

Consapevoli entrambi di essere anziani, esorcizzano la paura raccontandosi illusioni. Sanno bene che non resta nulla nemmeno dei grandi imperatori. Polvere anonima. Ce lo ricorda il nostro Leopardi: «Or dov’è il suono/ di que’ popoli antichi?». Né potere, né sapere, né ricchezze salvano dalla morte. Come dice la Bibbia: «Vanità delle vanità, tutto è vanità». Però in questa tragicomica conversazione traspare anche quel vecchio minestrone novecentesco che friggeva insieme positivismo, esoterismo e comunismo sovietico: tutti uniti nel sogno utopico (e gnostico) di sostituirsi a Dio.

Giorgio Galli, che ha scritto molto sul retroterra esoterico delle ideologie e della politica del XX secolo (a cominciare dal nazismo), nel libro La Magia e il Potere (Lindau) dedica un capitolo al bolscevismo.
Tralasciando Marx, Lenin e Stalin (per i quali il problema è diverso), accende il riflettore su Nikolaj Fëdorov (1829-1903) iniziatore del pensiero cosmista che influenzò molto la cultura russa. Il “Progetto” della sua Filosofia della Causa Comune è questo: «La Morte è il Male Assoluto.

Verrà vinta dall’evoluzione dell’umanità. La Causa Comune è la lotta contro la Morte e perla Vita Assoluta...la resurrezione non sarà opera di Dio, ma dell’Uomo Nuovo teurgico». Questo pensiero affascinò anche certe correnti del “bolscevismo magico”. Aleksandr Prokanov scrive: «Il bolscevismo delle origini era profondamente impregnato dell’idea della resurrezione dei morti». Pur avendo un giudizio negativo del cosmismo (così almeno sembra), Aleksandr Dugin – scrive Galli «traccia la storia dei rapporti tra cosmismo e politica», andando dai teosofi al Kgb, che era «all’avanguardia nelle ricerche parapsicologiche» ed esoteriche, a veggenti e guaritori di Breznev, fino alla perestrojka (a suo avviso “cosmista”) di Gorbaciov. Anche l’astronautica sovietica nacque in questo orizzonte.

In Comunismo magico (Castelvecchi), Francesco Dimitri, spiega Galli, «coglie aspetti di “comunismo magico” anche nella Cina durante e dopo Mao Tse-tung, nell’America Latina di Sandino (in Nicaragua), di Castro (a Cuba), del Sendero Luminoso (in Perù)». Tutti morti.
 

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