No, l’assassinio di Charlie Kirk non è stato affatto un caso, un incidente, una tragica fatalità, un’evenienza imprevedibile. Si è trattato – esattamente al contrario – della conseguenza precisa di una campagna di demonizzazione scatenata da anni, e ora con particolare virulenza, contro tutto ciò che sia classificabile come “di destra”. Si dice: c’è “polarizzazione”, e dunque vi sarebbe una doppia corrente di odio, da sinistra verso destra e da destra verso sinistra. Ma questo è vero fino a un certo punto: a essere oggetto di un attentato che poteva essergli fatale (anzi, di due agguati) è stato Donald Trump, mica Kamala Harris. E l’altra sera è stato un diamante come Charlie Kirk a essere massacrato, mica un attivista dem. E soprattutto: indubbiamente ci sarà una quota di feccia anche a destra, qualche estremista o qualche scalmanato non manca mai, ma – da questa parte – non c’è una catena oliatissima come quella che opera da sinistra verso destra, e che funziona senza complotti, senza regie, ma con assoluta naturalezza.
Prima c’è la semina di odio da parte dei media progressisti, poi c’è la mano che spara, poi c’è la (mica tanto piccola) folla che festeggia sui social, e – alla fine – tornano a chiudere il cerchio i media “democratici” per spiegare – chi più rozzamente, chi in modo più ipocrita e furbesco – che il reprobo se l’era cercata.
E così il gioco è fatto: a cadavere ancora caldo, si scaricano le colpe proprio sulla vittima. Nel caso di Kirk, l’operazione è particolarmente sporca. Oggi non è solo importante ricordare il contenuto delle sue conferenze e delle sue parole (era pro Trump, pro mercato, pro governo limitato, pro Israele, oltre che affezionato ai propri valori cristiani). Ma conta anche di più il metodo che utilizzava, e che non esito a definire “socratico”. Organizzava eventi secondo la formula prove me wrong, cioè “dimostrami che ho torto”: in altre parole, invitava i giovani di sinistra, quelli di opinione opposta, a confrontarsi. Li invitava a armarsi di parole e di argomenti. Ne ha ricavato pallottole.
Non vi nascondo un profondo turbamento. Esce la prossima settimana (non è certo il caso di parlarne oggi) un mio libro che è tutto dedicato alla campagna di demonizzazione in corso contro la destra mondiale. Non va bene Trump, non va bene Musk, non va bene Milei, non va bene Netanyahu. Non va bene la destra liberale, né quella sociale, né quella dei falchi, né quella delle colombe. Meno che mai la “tecnodestra”. Tutti sono sempre e solo qualificati come “fascisti”. E così la “regola” non conosce eccezioni: a Parigi si mette fuori gioco la Le Pen per via giudiziaria, a Berlino si tenta di trattare AfD (26%) come un’associazione a delinquere. Quanto alla destra italiana, da trent’anni – cioè da Berlusconi fino al governo attuale – è bersaglio di una campagna di mostrificazione che non conosce freni né frenate. Ogni mattina su carta stampata, ogni sera in tv, la destra è presentata come autoritaria, eversiva, razzista. Appunto: fascista. Ecco: dopo tutta questa semina, perché stupirsi se qualcuno passa ai fatti? Lo fece il tipo che scagliò la statuetta in faccia a Berlusconi, e altri vengono – neanche troppo subliminalmente – incoraggiati a fare qualcosa di analogo oggi.
Charlie Kirk, la foto del killer: "Taglia da 100mila dollari". La voce sconcertante sui social
L'ufficio dell'Fbi di Salt Lake City, nello Utah, ha diffuso su X le immagini della persona sospettata di essere...Proprio nel mio libro riferisco di una ricerca (il primo a parlarne in Italia è stato il politologo Luigi Curini) del NCRI (Network Contagion Research Institute) secondo cui 38 americani su 100 considererebbero giustificabile l’assassinio di Trump (che già qualcuno ha almeno due volte provato a far secco, come dicevo all’inizio) e ben 31 l’eliminazione di Elon Musk. Ma attenzione: se si restringe il campione agli elettori di sinistra, le percentuali si impennano fino rispettivamente al 55% e al 48%. Non solo: anche senza arrivare all’omicidio, 6 progressisti su 10 ritengono accettabile danneggiare un’auto Tesla a causa di ciò che essa rappresenta.
Capite bene che ogni argine è stato travolto, ogni tabù abbattuto, fino all’eliminazione fisica del nemico, rispetto alla quale il danneggiamento contro le cose è considerato un banale antipasto. Di più: le cifre suggeriscono sia un elemento quantitativo (numeri di massa) sia un elemento qualitativo (la violenza o almeno l’accettazione della violenza come tendenza socialmente sdoganata). Brutta storia. Non ne verrà niente di buono. Ps: Alcuni commentatori di centrodestra (siamo un pugno di soggetti ben noti) sono particolarmente esposti. Arrivano minacce, aleggiano contro di noi parole e accuse violentissime, si crea a poco a poco un clima non solo di battaglia delle idee (quella è sacrosanta, anzi salutare e auspicabile), ma di tenace ostilità – se non di vero e proprio odio – verso alcune ben individuate persone. Sarà bene tenerne conto. Non si scherza più.