Charlie Kirk è un martire. Il giovane leader di Turning Point USA era appena caduto, il 10 settembre, sotto il colpo assassino sparatogli in mondovisione da Tyler Robinson e sul web già correva questa parola grossa, enorme. Ma è così? Soprattutto, può essere così per la Chiesa Cattolica, stante che Kirk era sì cristiano, ma non cattolico? Don Fabio Arduino fa chiarezza parlandone con Libero. Classe 1983, sacerdote della diocesi di Massa Carrara-Pontremoli, si è formato nella Facoltà Teologica dell'Italia Centrale e nell'Università Pontificia Salesiana. Esperto come pochi della materia, da oltre vent'anni cura il sito www.santiebeati.it, una vera e propria enciclopedia agiografica online.
Se si dimostrasse che è stato ucciso in odio alla fede cristiana, il protestante Charlie Kirk potrebbe essere considerato martire anche dai cattolici?
«Nella riflessione cattolica sta emergendo il concetto di "martire in senso lato". È un campo da approfondire, per scongiurare facilonerie, ma si tratta di prendere atto di come la presenza dei cristiani nella storia apra scenari sempre nuovi circa le modalità in cui essi si trovano a testimoniare la fede fino all'effusione del sangue. I carnefici non si chiedono a quale confessione cristiana appartengano le proprie vittime: ne odiano semplicemente la fede. Ora, il martirio cui va incontro un cristiano non-cattolico per mano di chi ne odia la fede cristiana non canonizza le tesi proferite in vita da quella persona che per il cattolicesimo sono eterodosse: a decretare il martirio di un cristiano sono il movente e l'obiettivo dei persecutori che odiano la fede della vittima e, di conseguenza, la sua sequela fedele del Vangelo nei gesti quotidiani della vita. Cristiano è chi crede che Gesù Cristo sia il Figlio di Dio e il Messia, morto e risorto per la salvezza di ogni uomo. Basta questo per essere cristiani, e questo basta anche ai persecutori».
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Decine di migliaia di persone si sono radunate fuori dallo State Farm Stadium di Glendale, in Arizona, in attesa della c...La Chiesa Cattolica parla anche di «ecumenismo del sangue»: cosa significa?
«Alla conclusione della Via Crucis al Colosseo, il Venerdì Santo del 1994, san Giovanni Paolo II pronunciò un discorso a braccio sull'unità dei cristiani espresso nel martirio, parlando di «altri Colossei, molto numerosi, tanti Colossei dei nuovi tempi». E aggiunge: «noi siamo uniti in questi martiri».
Nei tempi recenti, Papa Francesco ha più volte utilizzato l'espressione «ecumenismo del sangue», a lui particolarmente cara. Domenica scorsa, Papa Leone XIV, commemorando i martiri ei testimoni della fede nel XXI secolo assieme ai rappresentanti delle altre Chiese e Comunioni cristiane, nella Basilica di San Paolo fuori le mura, ha ricordato come il documento finale della recente XVI Assemblea sinodale della Chiesa evidenzi che l'«ecumenismo del sangue» unisce i «cristiani di appartenenze diverse che insieme danno la vita per la fede in Gesù Cristo. La testimonianza del loro martirio è più eloquente di ogni parola: l'unità viene dalla Croce del Signore».
E anche i fedeli possono fare qualcosa?
«Certo. Anzitutto ricordiamo che è sempre possibile far celebrare messe in suffragio di qualsiasi defunto. Ma qualora ci possa essere in gioco altro, occorre che qualsivoglia realtà si faccia promotrice di un processo davanti all'autorità ecclesiastica il cui primo passo è la nomina, nella diocesi di competenza, di un postulatore della causa di beatificazione. Costui chiede di verificare le condizioni affinché un testimone possa essere riconosciuto beato. Anche per testimonianze dei quali non è stata avviata formalmente alcuna causa circolano spesso, quasi normalmente, dei santini, con tanto di preghiera che invoca proprio il riconoscimento della santità. In genere hanno l'imprimatur episcopale, ossia l'autorizzazione formale dell'autorità ecclesiastica competente che ne permette la stampa, la pubblicazione e la diffusione. Ma le messe a suffragio restano la prima strada: una possibilità alla portata di tutti, che può divenire la dimostrazione di come nel popolo dei fedeli sta eventualmente maturando convinzione della possibile santità di un testimone. A maggior ragione di fronte alla possibilità, per non dire persino all'evidenza, che la persecuzione di una vittima fino alla morte possa essere avvenuta in odio alla fede e che dunque si tratti di martirio».
L'«ecumenismo del sangue» può valere anche per Charlie Kirk?
«Ritorno a Papa Leone domenica scorsa, che, citando Tertulliano, ha detto: «non possiamo, non vogliamo dimenticare. Vogliamo ricordare. Lo facciamo, certi che, come nei primi secoli, anche nel terzo millennio “il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani”. Vogliamo preservare la memoria insieme ai nostri fratelli e sorelle delle altre Chiese e Comunioni cristiane. Desidero quindi ribadire l'impegno della Chiesa cattolica a custodire la memoria dei testimoni della fede di tutte le tradizioni cristiane».